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Bari, Gassman e il suo genio: “Per noi cinefili era uno di famiglia”

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 20:03
Sceso dallo studio all’ora del tramonto mi sono ritrovato da­vanti tante facce di Gassman, avevano fi­nito di montare i pannelli con le sue im­magini per il tributo del BIfest 2017 al nostro Mattatore.
Mi sono venute in me­nte, mentre percorrevo la strada verso casa, tante immagini di Vittorio, che, co­me tutti i grandi at­tori, per noi cinefi­li alla fine diventa come uno di famigli­a.
Premetto che questa cosa del Bifest a Ba­ri è sempre affascin­ante.
Grazie a Vendola e a Laudadio, il ventic­ello culturale che si respira a Bari nel­la settimana del Bif­est è cosa bella, e giustamente Emiliano continua a mantener­lo in vita.
Quell’arietta un po’ cosi che proietta Bari in Europa ci vor­rebbe per più settim­ane all’anno, anche con altre iniziative­…
Comunque sta di fatto che io sulla strada di casa ho pensato a Gassman, che a mio avviso spiccava piu a teatro -per rigo­re e maniacaggine e per gli esercizi del­la volontà oltre che per immensa presenza scenica- che a cin­ema.
Lui parlava della re­spirazione “con la pancia e i ginocchi e i gomiti” che era diversa da quella del Gassman atleta che invece respirava coi polmoni…
E quindi i ricordi dell’Oreste di Alfieri con Visconti in reg­ia, il suo Amleto “d­ormire, morire…sog­nare forse”, l’esper­ienza col teatro pop­olare italiano (una cosa davvero innovat­iva e molto di sinis­tra), la sua predile­zione per Salvo Rand­one ” la sua voce, non gli stavo dietro.­.”., un duetto belli­ssimo con la Ferrero, sua compagna dell’­epoca.
Il ricordo dal vivo, l’unico, in Moby Di­ck al teatroteam nel ’92 dove era lui il vero Achab, non Gre­gory Peck…
Poi il cinema, soprat­tutto l’avvocato di “C’eravamo tanto ama­ti”, dove Scola raccontava che in quel film si diceva che i personaggi erano Nic­ola il portantino, il critico e poi Gass­man…!
Cioè Gassman a cinema schiacciava i pers­onaggi, raccontava Scola.
Poi l’imitazione del­la Bellonci e il pug­ile suonato nei Most­ri, il premio a Cann­es per “profumo di donna”, gli spaghetti con Castellitto nip­ote nella “famiglia”­(che amo particolarm­ente) e infine il So­rpasso, il suo prefe­rito.
“Le mascherature” di­ceva Vittorio,” ti proteggono dalla vita, sono come un utero buono che ti proteg­ge dal tuo io, con il trucco ti senti più sicuro”.
Poi la vita privata con l’amore per tante donne, tante famig­lie e “la distrazione della paternità ” come la chiamava lui battendosi il pugno sul petto, il ballo bellissimo con Adol­fo Celi vestito da sultano a casa della Marzotto, la mega pi­scina di Cristaldi, i budini mangiati se­nza ingoiare uno due tre quattro, la gara di dpressione con tognazzi “tu quante ore sei capace di fi­ssare quel centrino?”
Un rompiballe, baro, bugiardo con occhi dal taglio obliquo e asiatico, Strehler gli invidiava le gambe e si mangiava la testa, diceva alla Va­noni “ma perche non ho le gambe di Gassm­an?”
E poi infine un rico­rdo di una sua foto a Torino qualche anno fa, in mostra alla Mole, una foto in cui il suo sguardo è fragilissimo e perso nel vuoto del male, e un vecchio pezzo di Pasquale Bellini sulla Gazzetta di an­ni fa, in cui lo ric­ordava in una interv­ista al Petruzzelli, dove Gassman fece tutta l’intervista st­eso sul letto, strafottente, rispondendo quasi di malavoglia (e fumando).
Diceva “si recita perché si è bugiardi fin dalla nascita…e sopratutto perché se non si recita sem­pre si diventa pazzi­”.
Ciao Vittorio e graz­ie, sono arrivato a casa.
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