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Bari, è iniziato il Bifest: al Petruzzelli Enrico Lucherini, simbolo della “dolce vita”. “Il cinema oggi mi annoia”

Pubblicato da: Francesca Romana Torre | Mer, 22 Marzo 2023 - 20:03

Una standing ovation accoglie Enrico Lucherini, uno dei protagonisti della storia del cinema italiano. Per sessant’anni nel mondo dello spettacolo, come attore e – soprattutto – come addetto stampa, Lucherini si è raccontato sul palco del teatro Petruzzelli di Bari, durante la prima giornata di Bif&st.

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Nella sua lunga e appassionata carriera, tanti gli incontri, le avventure e i particolari rimasti impressi nella mente della famosa agenzia Lucherini-Pignatelli: da Monica Vitti che sentiva le voci provenienti dal suo arredamento, ai finti scoop montati ad arte,  fino ad arrivare agli ultimi anni, che lo hanno visto avvicinarsi alla fiction televisiva.

Tante le domande di un pubblico caloroso e curioso, a cui l’addetto stampa ha risposto senza peli sulla lingua. “Ultimamente mi emoziono poco al cinema – ha dichiarato – se dovessi giudicare i film di quest’anno sarei in forte difficoltà, non vorrei essere nei panni della giuria”.

“Fare l’addetto stampa oggi? – ha aggiunto – una noia mortale: fanno tutti le stesse cose, a me non è mai piaciuto essere come gli altri”. Ascoltarlo è come guardare da una prospettiva nuova tutta la storia dello spettacolo italiano, a partire dai famosi anni della “dolce vita” raccontata nel film di Federico Fellini, a cui Lucherini – tra l’altro – partecipò.

“Sono stati sessant’anni meravigliosi – ha concluso – Ho sempre giocato, il lavoro per me deve ancora cominciare”.

La masterclass di Andrej Konchalovsky

La prima mattinata del Bif&st è stata dedicata al regista russo Andrej Konchalovsky. Prima della lezione di cinema – formato ormai tradizionale del festival barese – è stato proiettato il suo ultimo film, “Paradise”, già vincitore del Leone d’argento per la regia alla Mostra del Cinema di Venezia (che uscirà in Italia in autunno). Autore di “A trenta secondi dalla fine” e “Maria’s lovers” – in programma al Multicinema Galleria nei giorni del festival -, Konchalovsky ha sempre avuto un rapporto polemico col cinema americano. “Ho fatto film anche per soldi – ha dichiarato – come “Tango & Cash”, ma li facevo per poi fare arte e quando, poi, faccio arte penso prima di tutto a emozionare”. “C’è un messaggio che attraversa tutti i miei film: provate a farvi piacere le persone, amatele e siate consapevoli che potranno diventare cattive, facendovi soffrire proprio perché le amate”.

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