Al Policlinico di Bari le diagnosticano il morbo di Crohn e le prescrivono una terapia farmacologica a colpi di cortisone e medicinali biologici. Trascorrono oltre due anni, però le sue condizioni non migliorano e la signora Rosa – nome di fantasia per tutelare la privacy della donna – stanca e demotivata, oltre che sofferente fisicamente, decide di chiedere un consulto ad altri medici, così si rivolge ad un clinica di Roma specializzata in questo tipo di malattie.
Viene sottoposta a nuovi approfonditi accertamenti e a quel punto l’amara scoperta: la signora non è mai stata affetta dal morbo di Crohn, i medici della Capitale le sospendono immediatamente la terapia che la stava solamente distruggendo fisicamente oltre che psicologicamente. Adesso, tra la paziente e il Policlinico è in corso un procedimento civile, la donna infatti – dopo essersi ripresa – ha deciso di chiedere il risarcimento all’ospedale barese per i danni morali e fisici subiti.
Il calvario della signora Rosa è iniziato nel 2013 e si è protratto sino a metà 2015, poi è iniziata la lenta ripresa ancora non conclusa. Senza contare i costi della terapia alla quale era stata sottoposta: basti pensare che una fiala del farmaco che gli era stato prescritto costava circa 850 euro e la donna – seconda la prescrizione medica – doveva assumerne 4 al mese. “Spero che casi gravi come il mio non si ripetano più – commenta – ancora oggi penso di essere stata una cavia”. Il procedimento civile è ancora in corso.