La sanità pugliese è poco impermeabile alla corruzione. E’ quanto emerge dal secondo rapporto “Curiamo la corruzione 2017” presentato in settimana a Roma ed elaborato da Transparency international Italia, Censis, Ispe sanità e Rissc.
Ogni anno in Italia per colpa della corruzione nel settore della sanità vanno in fumo 6 miliardi di euro e la Puglia – assieme alla Calabria – è la regione più permeabile al fenomeno. I settori considerati più a rischio sono quello degli appalti, a seguire le liste di attesa e le assunzioni di personale. E’ stato verificato che nel 2016 nel 35,7% delle Asl del Sud Italia c’è stato almeno un episodio di corruzione, non solo: ogni anno il 6-7 per cento delle risorse investite in sanità si perde in tangenti e bustarelle, in Puglia significa che va in fumo una cifra vicina ai 250 milioni di euro, somma calcolata per difetto. In Italia l’inefficienza negli acquisti di beni e servizi da parte di Asl e ospedali vale 13 miliardi e, anche in questo caso, la Puglia è tra le regioni peggiori perché presenta una maggiore variabilità dei prezzi di acquisto tra un’Asl e l’altra.
La corruzione mette a repentaglio persino salute dei pazienti, per esempio, se vengono utilizzati presidi scadenti o addirittura pericolosi, così come i favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione potrebbero allungare i tempi di attesa di chi aspetta un intervento chirurgico a volte salvavita. A più di quattro anni dall’entrata in vigore della legge anticorruzione, su 136 strutture sanitarie circa la metà continua a non avere piani anticorruzione adeguati.