Parte l’11 aprile il progetto di contrasto al cyberbullismo, “Reputazione in rete”, in 20 scuole secondarie di I e II ciclo della città di Bari. Il cyberbullismo è una particolare forma di bullismo praticata tramite l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, come telefoni cellulari, internet, tablet.
Mobbing, sexting (circolazione di foto e video a sfondo sessuale), falsi profili, diffamazione online, sono tra le variabili più diffuse di un comportamento che si manifesta nella sopraffazione psicologica, culturale e sociale delle vittime e che si lega all’utilizzo disinvolto degli smartphone, specie da parte degli adolescenti. Un fenomeno molto grave perché in pochissimo tempo le vittime possono vedere la propria reputazione danneggiata in una comunità molto ampia, attraverso contenuti che, una volta pubblicati, possono riapparire a più riprese in luoghi e contesti diversi, senza che ne sia possibile un pieno controllo. Da questo tipo di esperienza derivano sentimenti quali vergogna, senso di colpa, depressione a cui possono seguire l’abuso di sostanze stupefacenti e, nella peggiore delle ipotesi, il suicidio.
Il legame tra cyberbullismo, autolesionismo, depressione e suicidio tra i ragazzi (tentato o compiuto) è sempre più evidente. Lo testimoniano le numerose inchieste condotte da ISTAT, università e istituti di ricerca indipendenti ma anche le cronache quotidiane: tra le vittime del cyberbullismo una su dieci ha tentato di togliersi la vita, una pari percentuale pratica autolesionismo o è affetta da depressione. La linea dedicata di Telefono Azzurro segnala un caso al giorno di bullismo e cyberbullismo. Un dato preoccupante, che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto che mette in risalto una significativa disparità di genere, evidenziando tra le vittime principali le ragazze, le più esposte ad entrambi i fenomeni.
Il progetto “Reputazione in rete” intende fornire alle comunità di 20 scuole cittadine (ragazzi, genitori, docenti e dirigenti) elementi di conoscenza e opportunità di riflessione sul tema della reputazione online e, ancora, informazioni e prime conoscenze in merito ai meccanismi di formazione della reputazione oltre che strumenti di tutela ai quali si può fare ricorso in caso di sopraffazione.
In una prima fase il progetto formerà i docenti delle scuole coinvolte che acquisiranno il ruolo di referenti interni per il cyberbullismo e successivamente coinvolgerà i genitori e i ragazzi in un percorso collettivo di confronto sui temi della sopraffazione e della responsabilità nelle relazioni mediate, per prevenire l’abuso di posizione sui network e consolidare una cultura della navigazione responsabile.
Durante il percorso sarà definito un “manifesto partecipato” che sarà stampato e pubblicato in ciascuna scuola di Bari e verrà rilasciato un patentino di navigazione ai ragazzi/e che avranno frequentato il percorso. Sarà inoltre attivato un canale istituzionale cui segnalare eventuali casi di cyberbullismo ed elaborata una politica di risposta al fenomeno su base comunale.
“Solo pochi giorni fa Don Ciotti, in occasione della marcia di Libera a Locri, ha sottolineato il forte legame tra cyberbullismo, sopraffazione e culture mafiose a partire dall’età della adolescenza – sottolinea il referente dell’Agenzia del Comune di Bari Vitandrea Marzano – e lo scorso febbraio il Senato ha approvato il disegno di legge che punta a contrastare il fenomeno attraverso un maggior coinvolgimento del MIUR, dell’AGCOM e delle Questure. Il Comune di Bari intende affrontare il tema in forma pubblica, facendosi promotore di un network positivo sulla tutela dei più deboli, per prevenire le eventuali derive del fenomeno attraverso un percorso di sensibilizzazione che coinvolga scuole, famiglie, docenti e ragazzi, specie nei contesti più marginali. Per questo ringraziamo l’Università degli Studi di Bari che ha voluto offrirci il proprio sostegno scientifico”.
“Sono 2.293.778 gli utilizzatori minorenni di smartphone in Italia secondo gli ultimi dati Istat – commenta l’assessora alle Politiche educative e giovanili Paola Romano – e di questi il 92,6% dichiara di non separarsi quasi mai dal telefonino. Vite off e online si intrecciano in un processo inarrestabile e tutelare i minori nel mare magnum dell’etere è una necessità che deve trovare adeguate risposte istituzionali attraverso un’alleanza tra ente locale, Ufficio scolastico regionale, scuole, università, Polizia postale, Tribunale per i minorenni, nonché istituzioni e agenzie impegnate su questi temi”.
“Il tema della comunicazione sociale ha assunto un’urgenza ancora più pressante a fronte della rivoluzione digitale e interpella non solo gli attori dei sistemi dell’educazione e della formazione, ma anche le istituzioni pubbliche – conferma Anna Montefalcone -. Nelle esperienze che in più di un decennio ho promosso per altre istituzioni, centinaia di ragazzi hanno lavorato fianco a fianco con docenti, genitori ed esperti della comunicazione per un uso consapevole dei media e dei social media. In questi percorsi sono stati prodotti documenti e video in cui si raccontano storie di allarme ma anche tante buone pratiche. A questo proposito voglio segnalare il ruolo fondamentale svolto dal dipartimento regionale per la Polizia postale che, oltre a intervenire nell’azione repressiva per i reati di pedopornografia, cyberbullismo, ha esercitato un’importantissima azione di prevenzione, lavorando con le scuole e le istituzioni”.
Il professore Michele Baldassarre, direttore del Laboratorio di Pedagogia sperimentale e Multimedia dell’Università degli Studi di Bari, responsabile scientifico del progetto, dichiara: “Reputazione in rete vuole rispondere a una richiesta che viene da genitori e insegnanti per un uso consapevole e responsabile dei social media. Il percorso formativo, nella prima fase rivolto agli insegnanti della città di Bari, si propone di avere una ricaduta efficace su ragazzi e famiglie; è fondamentale, a mio parere, far giungere un messaggio formativo forte alle famiglie, e in particolare ai genitori. Essere genitori oggi significa assumersi la responsabilità di confrontarsi con figli – che sono persone complesse, dalle tante sfaccettature e soprattutto ancora in crescita e formazione – e non solo con l’immagine idealizzata che abbiamo di loro. In alcuni casi va ipotizzato che i nostri figli potrebbero essere “vittime” o “carnefici”, nulla va dato per scontato, bisogna avere il coraggio di capire, e non affermare a priori “ma mio figlio non farebbe mai questa cosa”. Uno degli intenti che è stato concordato con i dirigenti scolastici delle scuole coinvolte, è quello di formare gli insegnanti anche sugli aspetti legali, per giungere ad una procedura chiara rispetto alla modalità di gestione interna del fenomeno cyberbullismo, in vista di un aggiornamento condiviso dei Regolamenti di Istituto e del patto di corresponsabilità educativa scuola-famiglia. L’attenzione prioritaria è rivolta comunque alla prevenzione dei fenomeni di cyberbullismo in chiave di media education e di (in)formazione”.
Di seguito l’elenco delle scuole che hanno aderito al progetto:
· I.I.S.S. Giulio Cesare
· I.C. Mazzini-Modugno
· Liceo Scientifico G. Salvemini
· Scuola media Michelangelo
· I.C Falcone – Borsellino
· Scuola media Giovanni Verga
· ISS B. Grimaldi – Lombardi
· I.I.S.S. E. Majorana
· I.C. Don Milani – Ungaretti
· I.C. Umberto Fraccacreta
· I.P.S.S.S.S. Severina De Lilla
· IISS Panetti – Pitagora
· Liceo Classico Flacco
· I.I.S.S. De Nittis – Pascali
· IISS Marconi – Hack
· Istituto Comprensivo G. Paolo II – De Marinis
· I.I.S.S. R. Gorjux – N.Tridente – C. Vivante
· Liceo Scientifico E. Fermi
· Istituto Tecnico Economico e Liceo Linguistico D. Romanazzi
· Scuola media Amedeo D’Aosta