In cinque regioni italiane non si raggiunge la “soglia minima” delle cure garantite ai cittadini dal servizio sanitario, ovvero dei Livelli essenziali di assistenza, “nonostante un miglioramento dei conti negli ultimi anni”. Lo ha dichiarato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, anticipando i primi risultati della Griglia Lea 2015, che misura la qualità dei servizi sanitari in Italia. Si tratta di Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Campania, tutte in Piano di rientro o commissariate.
Il punteggio minimo e la situazione in Puglia
Il punteggio minimo da raggiungere per essere adempienti rispetto all’attuazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ha spiegato il ministro, “è 160 ma dai primi risultati del 2015, anche se non ufficiali, sono ancora sotto soglia la Calabria (147 punti), il Molise (156 punti), la Puglia (155 punti), la Sicilia (153 punti) e la Campania con 99 punti”. Ad aver peggiorato le performance rispetto al 2014, ha precisato, “sono, oltre alla Campania, anche Puglia, Molise e Sicilia”.
La replica di Emiliano
Pronta la replica del governatore Michele Emiliano. “Quando sono arrivato in Regione, ho immediatamente preso atto della grande criticità rappresentata dalla sanità. Una regione andata in piano di rientro nel 2010 e che andava governata con polso e con trasparenza”.
Emiliano precisa che i dati fanno riferimento al 2015, ma dall’anno successivo la Puglia ha lavorato per un piano di rientro che invertisse la rotta.
“Del resto lo stesso ministro Lorenzin – continua – ha più volte invitato le regioni ad attuare politiche restrittive che hanno messo sì i conti della sanità in sicurezza ma hanno anche d’altra parte indebolito proprio l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Con meno risorse, risulta difficile dare servizi più qualificati e tecnologicamente avanzati. La Puglia però non si è fermata qui. E’ andata oltre e nel 2016 ha dovuto far fronte ai maggiori costi del sistema sanitario, avendo anche finanziamenti sospesi da parte del Governo nazionale (payback) per circa 100 milioni di euro, stanziando risorse proprie, circa 70 milioni, per i farmaci innovativi ed in particolare – prosegue – per l’acquisto dei farmaci per la cura dell’epatite C, per la quota non garantita dal finanziamento nazionale (10 milioni di euro), per finanziare i maggiori costi registrati nel corso dell’anno per il potenziamento dell’assistenza primaria sul territorio (10 milioni di euro rispetto a quanto già stanziato con il Bilancio di Previsione 2016 sul capitolo 731030), per gli investimenti in sanità, per le quote non coperte da fondi comunitari, (30 milioni per gli investimenti sanitari già sostenuti dalle aziende nel 2016), per far fronte ai costi per i livelli essenziali di assistenza non coperti dai finanziamenti ordinari a valere sui conti economici delle aziende sanitarie per l’esercizio 2016, nel bilancio regionale autonomo (20 milioni di euro). Quindi – conclude – il risultato è da considerarsi molto positivo se si tiene conto che si è operato di fatto con minori risorse rispetto al 2015”.