Cinquanta candidati, quattro aziende, cinque minuti. Questi i numeri della mattinata di oggi a Porta Futuro, che ha proposto per la seconda volta la formula dei “job speed date”, dedicando l’evento al mondo della ristorazione e del turismo.
Camerieri, cuochi, pizzaioli e professionisti dell’accoglienza alberghiera si sono ritrovati nel “job center” dell’ex-Manifattura Tabacchi, in pieno quartiere Libertà, per presentarsi alle aziende alla ricerca di personale. Dopo essersi iscritti sul portale di Porta Futuro, dove hanno lasciato il loro curriculum, i candidati si sono presentati all’appuntamento dato loro dagli organizzatori: per qualcuno di loro era il promo colloquio dopo molti mesi, per qualcun altro l’ennesimo tentativo, ma per tutti, senz’altro, un’occasione da prendere al volo.
Tra i cinquanta candidati c’erano persone di tutte le età e nazionalità, ognuno con la sua storia. Alcuni migranti, accompagnati dai mediatori culturali degli Sprar – i servizi di accoglienza gestiti nell’area metropolitana di Bari dall’Arci – si sono proposti in Italia per la prima volta, dopo aver maturato varie esperienze lavorative nei propri paesi. Tra questi, una cuoca nigeriana di 19 anni che, finito il colloquio, si siede soddisfatta in sala d’attesa, aspettando che finiscano i suoi amici. “Non ho mai lavorato in Italia – racconta, sorridendo – ma nel mio paese ho imparato a lavorare in cucina. Sono molto fiduciosa”. Insieme a lei, in attesa del loro turno, ragazzi pakistani e altri nigeriani, non tutti altrettanto sereni: per chi non ha avuto il tempo di imparare bene l’italiano, cinque minuti sono davvero pochi.
Non solo giovani e non solo stranieri: tra le persone in attesa del colloquio, anche chi ha alle spalle esperienze pluriennali. Uno di loro, ha perso il lavoro un anno fa. “Non importa se ho solo cinque minuti – spiega – il mio curriculum parla da solo”. “Certo, sono pochi – aggiunge una sua ex-collega, disoccupata da giugno – ma inviare curricula su Internet è dispersivo ed è molto difficile entrare in contatto con le aziende”. Insomma, i candidati sono tutti d’accordo: cinque minuti sono meglio di niente.