La notizia è freschissima: i muretti a secco, tipici di numerose aree rurali italiane, potrebbero entrare a far parte del patrimonio dell’Umanità Unesco. La risposta alla candidatura, espressa negli ultimi giorni, arriverà nel 2019. C’è chi, però, si è dedicato a queste particolari costruzioni già da molto tempo e ha trasmesso la tradizione anche ai bambini: era il 1994 quando Michele Capone acquista un appezzamento di terreno che diventerà, poco tempo dopo, l’Agri biologica delle Murge, scrigno dei tesori contadini delle campagne gravinesi e vero e proprio museo a cielo aperto del muretto a secco.
Qui, bambini, turisti e chiunque sia interessato alla cultura contadina, si dedicano all’antica arte dei muretti a secco e ne apprezzano le tecniche di costruzione e i vantaggi ben noti ai contadini pugliesi del secolo scorso. “I muretti a secco hanno una decina di funzioni – ci spiega Michele Capone – e tra queste ce n’è una passata in secondo piano: servivano da irrigatori naturali, e trasformavano la nebbia in acqua, fondamentale per inumidire i terreni secchi della zona”.
Dalle campagne, l’antica saggezza contadina si è spostata anche nelle scuole. L’anno scorso la scuola primaria “Don Saverio Valerio” di Gravina, una delle scuole più frequentate del paese, ha ospitato un laboratorio che ha coinvolto circa novanta alunni della quarta elementare per un studio di due mesi sui muretti a secco. Durante il laboratorio, è nato anche un gemellaggio con alcune scuole irlandesi che stavano approfondendo tecniche simili nelle loro zone. “Ai bambini spieghiamo la tecnica come fosse un gioco – continua Capone – tant’è che li abbiamo chiamati “i Lego dell’Alta Murgia” e raccontiamo loro come tutti gli animaletti che ci vivono all’interno, contribuiscano a concimare i terreni circostanti”.
Per rendere il procedimento di costruzione più chiaro ai piccoli studenti e facilitare la diffusione di questi laboratori nelle scuole, Capone ha anche elaborato un piccolo kit (grande una 40ina di centimetri) dove ogni alunno può costruire un proprio muretto a secco in miniatura. Tutti i materiali, così come vuole la tradizione, sono reperibili in natura e quindi a costo zero. “I contadini del secolo scorso non avevano nulla – aggiunge Capone – e quindi dovevano arrangiarsi con quello che trovavano, dando vita allo straordinario artigianato locale, naturale e resistente”.