Duemilacanzonette è il primo disco di Salvario, presto in uscita il 12 aprile 2017. Salvario è il nome d’arte del cantautore Salvatore Piccione, originario della provincia di Taranto ma trasferitosi nel 2013 a Torino, nel quartiere San Salvario dal quale ha mutuato il nome. Il disco vede pure la presenza della band rock torinese Nadàr Solo nel brano Dinosauri. Si segnala pure il testo di Canzonetta da Bar, canzone con la quale Salvario è riuscito a catturare il flusso di vita e di chiacchiere che passa per un bar. E sembra che non sia finita la prima idea che si è già passati oltre, alla successiva. In questo disco a metà tra rock e folk c’è spazio pure per i sentimenti, come in Lady T; qui il cantautore si rivolge con molta delicatezza alla protagonista, una donna che scriveva poesie: “scusa, io non so parlare di noi”.
I brani di Duemilacanzonette sono stati scritti e arrangiati da Salvario insieme ai musicisti torinesi che costituiscono la sua band. I ruoli sono così distribuiti: Salvatore Piccione alla voce e chitarre acustiche, Francesco Drovandi alle chitarre elettriche, Ermanno Capirone al basso e percussioni, Andrea Ghiotti alla batteria, Ale Bavo (che ha pure prodotto il disco) al synth, armonium, pianoforte.
Foto di Giuseppe Campanale.
Cosa ci fa una canzonetta al bar?
Canzonetta è la versione informale della canzone, così come il bar rappresenta il luogo ideale per distrarsi, chiacchierare e affrontare con leggerezza ogni argomento. È un brano scritto con un caffè davanti e una sigaretta in bocca: i viaggi che progettiamo, le confessioni che facciamo, le chiacchiere sull’attualità, su quello che passa in tv. La particolarità è che racconto tutto questo citando autori della musica italiana, noti e meno noti, presenti o passati. Il tutto non a teatro, ma in un bar di provincia. Non una canzone, ma una canzonetta. Non un cantautore, ma un avventore che origlia, con discrezione, la vita degli altri per raccontarla.
È difficile parlare di sentimenti in musica?
No, anzi, si scrivono canzoni proprio perché a volte sarebbe difficile parlarne altrimenti. In un certo senso la musica produce un effetto consolatorio e liberatorio, di cui io non potrei fare a meno. Ale Bavo, il produttore di questo disco, dice che a quelli della mia generazione scende la lacrimuccia quando cantiamo. Probabilmente è vero. Magari rispetto ai nostri “fratelli maggiori” musicisti, o rispetto a quello che si sentiva negli anni ’90 o nei primi anni 2000, siamo più sentimentali. Di certo, durante la scrittura di alcuni di questi brani mi è capitato di commuovermi, e ammetto ci sia una certa vulnerabilità in quello che canto.
Come fa una canzonetta ad essere pure rock?
Cosa si intende, in realtà, per canzonetta? Una canzone di poco conto? Spensierata, disimpegnata? Con arrangiamenti leggeri? Ognuno ha la sua versione. Per me è semplicemente una canzone con una vocazione pop e melodica. Il rock, invece, è il vestito che le ho cucito addosso, perché purtroppo o per fortuna, non riesco a rinunciare alle chitarre, e non riesco a rinunciare all’energia che una classica formazione rock’n’roll (con chitarre-basso-batteria) può sprigionare sul palco.
Mi sembra che Duemilacanzonette abbia anche un’anima folk.
Attenzione, perché dire a un pugliese che la sua musica ha un’anima folk vuol dire che fa pizzica! Scherzi a parte, se pensavi alla dimensione acustica del disco, sì, ti do ragione. Difficilmente mi vedrai senza la mia chitarra acustica. È lo strumento con cui compongo, quello che, unito al microfono, mi caratterizza nei live. È presente un po’ in tutto il disco proprio perché mi rappresenta e perché tutte le canzoni sono state costruite attorno alle sue strutture.
Quella di Salvario è una storia tra la provincia di Taranto e quella di Torino.
Sono, nei fatti, un torinese con un marcato accento pugliese, con un nome che evoca uno dei quartieri più popolari di Torino, San Salvario, che a sua volta deriva da Salvatore, tipico nome meridionale! Due anime diametralmente opposte: il mare a Sud-Est, le montagne a Nord-Ovest. Mi manca la mia famiglia, il folklore della mia terra, l’ironia e il dialetto dei miei amici. Adoro l’eleganza di Torino, il suo grande senso civico e la gentilezza della gente. Ma è inutile girarci attorno: sono qui per ragioni sentimentali, è per questo che ho alzato il culo e ho ricominciato tutto da capo. In tutta onestà, senza l’amore e senza la musica probabilmente sarei un essere inanimato.