Palazzo San Michele, bene prezioso ma rimasto a lungo inosservato, riapre al pubblico. Dopo i restauri iniziati nel 2010, costati 4 milioni e 900mila euro e finanziati da fondi europei e statali, le porte del palazzo in vico San Benedetto sono state finalmente aperte. I lavori di restauro sono stati seguiti da un’affiatata équipe scientifica diretta dall’architetto Francesca Marmo, con la supervisione della soprintendente Eugenia Vantaggiato. Il pubblico potrà visitarlo in occasione delle Giornate di primavera del Fai, il 25 e 26 marzo, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18 (sabato) e dalle 10 alle 18 (domenica).
La rinascita di San Michele
Dopo le visite del fine settimana, guidate dai ciceroni del Fai, il palazzo continuerà a vivere. Gli ambienti dei piani superiori sono stati, infatti, donati alla Fondazione Petruzzelli che qui sistemerà i suoi uffici. “Grazie a questo trasferimento risparmieremo ben 80mila euro l’anno – spiega Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente della Fondazione – che erano destinati all’affitto e che in parte venivano da fondi pubblici”. Il piano terra dell’edificio, invece, sarà adibito a spazio espositivo, le cui mostre saranno dedicate alla storia di Bari. “Così la Fondazione Petruzzelli diventerà sempre più vicina alla gente – aggiunge il sovrintendente della fondazione Massimo Biscardi – e daremo un buon esempio di amministrazione virtuosa”.
La storia del palazzo
“Qui, dove tante culture e religioni si sono incontrate – racconta il parroco della Cattedrale Don Franco Lanzolla durante la benedizione dell’edificio – se le pietre dovessero parlare, darebbero messaggi di tolleranza”. Sono evidenti le tracce medievali del chiostro benedettino, dove l’abate Elia nel 1087 fece conservare momentaneamente le reliquie di San Nicola, in uno dei momenti più alti della storia del monastero che fu soppresso nel 1649 e acquistato, nel 1737, dai frati Celestini. Nel XVIII fu assegnato anche il nuovo nome all’edificio (che diventò,da San Benedetto, San Michele) e data una nuova veste architettonica, in linea col gusto del tempo. I Celestini rimasero nel palazzo fino a quando – per decreto di Gioacchino Murat – l’ordine fu soppresso nel 1807. Da quel momento, fino agli anni Ottanta del Novecento, palazzo San Michele diventò caserma militare, uso che portò ad altre modifiche strutturali. Grazie al lavoro della soprintendenza, il palazzo ora è nuovamente utilizzabile e pronto a far parte, insieme al Castello Svevo e alla biblioteca di Santa Scolastica di prossima apertura, del nuovo polo culturale della città di Bari.