Blitz nelle sale da gioco, centri scommesse e circoli ricreativi: la caccia ai killer di Giuseppe Gelao, il braccio destro del boss Eugenio Palermiti ucciso lunedì sera nel rione Japigia prosegue. Ma gli occhi degli investigatori non sono puntati solamente sul rione Japigia, non viene scartata l’ipotesi che i sicari siano arrivati da altri rioni della città.
Le indagini della squadra mobile, coordinate dal pm Ettore Cardinali, sono serrate, mentre al Policlinico Antonino Palermiti, nipote 29enne del boss, lotta nel reparto di rianimazione per restare vita. Anche lui è stato travolto dalla pioggia di proiettili esplosi, circa una quarantina, ma è riuscito a salvarsi miracolosamente. Al momento non ci sono piste investigative privilegiate, tra le ipotesi c’è quella di una faida interna nel rione Japigia, con il clan Parisi e quello dei Palermiti, da sempre alleati, ora uno contro l’altro. Però, un’azione così eclatante e “rumorosa” non fa parte delle strategie criminali del boss Savino Parisi: nel suo territorio ha sempre evitato omicidi talmente efferati per non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine e rovinare gli affari.
Quindi, se di faida si tratta significa che qualcosa si è rotto negli equilibri interni e che chi è libero in questo momento ha preso in mano la situazione, non rendendo conto delle proprie decisioni il capo indiscusso di Japigia. Oppure, c’è stato un improvviso cambio di strategia. Ma c’è anche un’altra ipotesi investigativa, cioè che i killer non vengano da Japigia e che a dare il via libera all’agguato sia stato un esponente di un’altra cosca barese. La sera dell’assassinio, un’ora dopo il decesso di Gelao, al quartiere Libertà sono stati esplosi numerosi fuochi d’artificio, qualcuno festeggiava. Cosa? Potrebbe essere un segnale, dopo i fuochi d’artificio esplosi per l’arresto del boss Lorenzo Caldarola nei giorni scorsi.