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A Bari impugnare una pistola “fa figo” e gli antieroi diventano gli unici eroi

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 18:34
Ragazzo con la pistola

Un ragazzo con una pistola a salve entra in una scuola e spara, generando il panico. Poche ore prima nel quartiere Japigia, un uomo veniva freddato a colpi di mitraglietta e un altro veniva ferito gravemente. Nel quartiere Libertà ogni pomeriggio ragazzetti mascherati da boss (e non necessariamente a Carnevale) vanno in giro e seminano il panico. Gli stessi che dopo le 20 in via Sparano (salotto “buono” della città) proseguono il “gioco del boss” rubando telefonini e minacciando coetanei – e non – di consegnargli qualche spicciolo. Senza dimenticare che qualche giorno fa – in pieno centro – una bimba di tre anni è stata scippata.

La lista sarebbe lunga se dovessimo continuare a raccontare della “zona stazione” e del coprifuoco imposto appena fa buio, dei quartieri periferici che sono sempre più periferici e di tante cose che ormai sfuggono anche a noi – addetti ai lavori – ma che accadono anche senza meritare titoloni.

Che succede allora? Succede che Bari è una città pericolosa, oggi più che mai. Noi lo abbiamo scritto più volte, spesso passando per gli uccelli del malaugurio. Eppure lo è e forse a Palazzo di città dovrebbero cominciare a prenderne atto. Per carità, senza farsene una colpa. Sarebbe inesatto colpevolizzare il sindaco.  Anche perché – e questo va detto – Decaro ci ha messo la faccia in più di una occasione: ha sfidato, per esempio, gli “abusivi” delle fornacelle. Non solo, si è schierato accanto ai commercianti di Carrassi vittime di racket. Questi sono gesti che hanno un importante valore simbolico.
D’altra parte, però, i problemi restano e passano per esempio attraverso forze dell’ordine sotto organico assieme a magistrati oberati di fascicoli. Oltre alle richieste di rinforzi tradotte con l’arrivo dei militari che – per quanto di buona volontà – non sono attrezzati per i miracoli.

Se però c’è una responsabilità che il primo cittadino ha, è quella di non riuscire proprio ad ammettere che c’è qualcosa che non va. Che nella sua città – oltre al “tutto bello” a telecamere accese – gli antieroi stanno diventando gli unici eroi. Il sindaco forse non si rende conto che crescere figli in questa città dove la microcriminalità è problema di ogni giorno, fa paura. E allora forse con le stesse telecamere con cui annuncia inaugurazioni d’eccellenza, dovrebbe parlare ai suoi cittadini e far capire loro che nessuno vuole nascondere quanto queste strade siano pericolose. Il sindaco deve dirlo: sarebbe un punto di partenza per ricostruire una coscienza. Per parlare nuovamente di prevenzione. Per entrare nelle scuole e spiegare che gli eroi non impugnano pistole. Per distruggere insieme la malattia più grande di questa città: la malavita, quella presente nei modi, anche solo negli sguardi minacciosi di molti baresi. Continuare a commentare più i tagli di nastro che le pistolettate in prima serata, vuol dire non rendersi conto che le prime sono un dovere dell’amministrazione, le seconde una guerra da cominciare a combattere e al più presto.

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