Primo febbraio 1893, Teatro Regio di Torino, Giacomo Puccini presenta la sua terza opera, Manon Lescaut. Dopo l’ottima partenza de Le villi, di dieci anni prima, e dopo la tiepida accoglienza che pubblico e critica riservarono a Edgar (1889), il compositore si dedica anima e corpo alla scrittura di un’opera esemplare, che detterà la linea di tutta la sua carriera, e su cui lavora per ben tre anni, dal 1889 al 1892. Ora, dopo 124 anni, Manon Lescaut rinasce sul palco del Petruzzelli con otto repliche, dal 4 al 13 marzo.
Prima di prenotare il nostro posto in platea (o in loggione), però, ripassiamo la tragica storia di Manon, del suo amante Renato Des Grieux e del ricco e perfido Geronte. L’opera è tratta dal romanzo del francese Antoine François Prévost, Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut, del 1731, riadattata per la lirica – prima che da Puccini – da Daniel-François-Esprit Auber (1856) e Jules Massenet (1884). La seconda versione, in particolare, ebbe un notevole successo, dato che – tuttavia – non intimidì il giovane Puccini, che commentò: “Lui la sentirà alla francese, con cipria e i minuetti. Io la sentirò all’italiana, con passione disperata”.
Questo approccio romantico dà alla partitura e al racconto sulla Lescaut la carica melodrammatica che diventerà la cifra distintiva delle eroine del compositore toscano, divise tra virtù e passione e tra il ruolo di vittime e quello di peccatrici. Siamo ad Amiens, alle porte di Parigi, e il giovane cavaliere Renato Des Grieux sta scherzosamente conversando in una locanda con i suoi amici studenti. L’argomento: l’amore, le donne e quanto sia opportuno tenersene alla larga. Proprio in quel momento arriva la bella Manon Lescaut – destinata a prendere i voti – accompagnata dal fratello. I piani che il destino ha in serbo per la novizia, tuttavia, la porteranno ben lontana dal convento: tra il colpo di fulmine, reciproco, con lo studente Des Grieux e il progetto del fratello di sistemarla con il vecchio banchiere parigino, Geronte, la ragazza si lascia trascinare nelle vita mondana e decide di fuggire col suo amante nuovo di zecca.
L’amore tra Manon e Des Grieux, così come li aveva rapidamente accesi, finirà per affievolirsi con altrettanta velocità. La ragazza, già all’inizio del secondo tempo, si è stufata della vita di stenti con lo studente e fugge per concedersi al ricco Geronte, che la aspetta a palazzo con un ricevimento degno della sua indiscutibile bellezza. Alla festa, però, irrompe anche l’amante abbandonato, Des Grieux, e tra i due si riaccende la passione. Colto da gelosia e da rancore, il vecchio banchiere denuncia la giovane per adulterio e furto, consegnando i due amanti alla deportazione oltreoceano. La volubilità e l’avidità della protagonista sono punite, al termine dell’opera, con una morte di stenti negli Stati Uniti, secondo uno spietato contrappasso. Un melodramma esemplare, che indica al pubblico (femminile), con solennità romantica, la gravi conseguenze che incombono su chi abbandona la retta via.