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Bari, la rabbia di una dottoressa aggredita: “Non vogliamo targhe commemorative, vogliamo tornare a casa vivi”

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Mer, 22 Marzo 2023 - 18:33
Medici

“Non vogliamo targhe o cerimonie di commemorazione, a fine turno vogliamo tornare a casa vive dalle nostre famiglie”: è il grido di allarme che lancia Ombretta Silecchia, giovane dottoressa vittima di un’aggressione mentre era a lavoro nella sua postazione di guardia medica. Oggi si è svolta la conferenza stampa convocata dai 6 Ordini dei medici pugliesi per protestare nei confronti delle Asl e della Regione per la mancanza di sicurezza negli ospedali, nei pronto soccorso e nelle guardie mediche. La paura dei medici è che si possa ripetere la tragedia di cui è stata vittima nel 2013 la psichiatra barese Paola Labriola, uccisa da un suo paziente nel Centro di salute mentale del rione Libertà di Bari.

Secondo quanto emerso da un’indagine degli Ordini dei medici, sono proprio le donne le principali vittime delle aggressioni. “E’ una mattanza”, non usa giri di parole Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari. “Nella nostra regione – prosegue – i medici pagano un tributo altissimo all’esercizio della professione. La Puglia ha un numero abnorme di casi di violenza al personale sanitario nel contesto nazionale. Un dato ancora più preoccupante se si considera che i colleghi spesso non denunciano le aggressioni, perché ci hanno fatto quasi l’abitudine e si sentono abbandonati dalle istituzioni.”

Eppure, secondo i medici, “poco è stato fatto nella nostra regione per fronteggiare questa situazione drammatica”. Il risultato è un crescendo di insicurezza e di episodi di violenza che portano la Puglia in cima alla lista per aggressioni ai danni dei medici: prendendo in considerazione il periodo 1984-2016 la nostra regione è quella con il maggior numero di episodi di violenza ai danni dei medici e presenta un netto divario rispetto alle altre, pesando per il 26% sul totale, contro il 16% della Sicilia e il 13% della Lombardia e di Sardegna, le regioni che seguono per pericolosità.

Gli Ordini dei medici pugliesi chiedono che la Regione proceda con un’indagine per verificare che tutte le procedure in tema di sicurezza dei lavoratori siano state poste in essere. “Una richiesta che era già stata avanzata dagli Ordini nel 2013, all’indomani della morte di Paola Labriola, ma che è stata disattesa”, dice Anelli. Inoltre, gli ordini chiedono che venga istituito un Osservatorio regionale sulla sicurezza degli operatori della sanità pugliese, che possa analizzare eventuali episodi di violenza, quali “sentinelle” di possibili criticità e sviluppare adeguate linee guida per la tutela dei lavoratori.

 “Invito il presidente Emiliano a venire personalmente a vedere i luoghi dove lavoriamo, le condizioni delle sedi dove operiamo quotidianamente come medici di continuità assistenziale. E di venire la sera, quando c’è buio e silenzio e noi siamo lasciate sole, abbandonate.” È l’appello finale della dottoressa Silecchia.

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