Furono i futuristi a comprendere appieno le enormi potenzialità del manifesto pubblicitario e a dare alla pubblicità e all’illustrazione una veste tutta nuova, decisamente moderna. Le tecniche tipografiche fino ad allora in uso furono stravolte in nome di una libertà di espressione che pervase tutte le forme dell’illustrazione. Che si trattasse della copertina di un giornale piuttosto che di un manifesto stradale poco importava. Il manifesto/copertina prescindeva dai confini geometrici del foglio, e divenne consuetudine amplificare gli spazi facendo ricorso ad un lettering spregiudicato, fuori da ogni schema, con i colori pastello a dare corpo alle volumetriche rappresentazioni dei caratteri.
Era il tempo in cui i font si inventavano e le scritte venivano armonizzate con le figure. Ed erano gli anni in cui i periodici si illustravano con la i maiuscola, e gli artisti pittori non facevano differenza tra l’illustrazione di una pubblicità e l’illustrazione di un romanzo a puntate piuttosto che quella per il titolo di un articolo. Le copertine de “La Lettura”, il periodico mensile del Corriere della Sera, rappresentano, in questo senso, uno scrigno di questa preziosa quanto inesauribile creatività moderna che potremmo definire, senza pudore, futura. Le raffinate figure di Marcello Dudovich, di Enrico Sacchetti, di Luigi Bompard, di Sergio Tofano, insieme a quelle di tanti artisti rimasti purtroppo anonimi, disegnano ad ogni uscita del mensile milanese una pagina nuova dell’illustrazione italiana di quegli anni. Oggi fatichiamo a vedere illustrazioni così, forse perché non c’è più quel fermento, invece assistiamo ad una cultura per l’immagine continuamente mortificata dall’uso impietoso della fotografia, che lascia unicamente spazio ad una deperibilità istantanea. Rivedere, nel senso di rileggere visivamente quelle pagine de “La Lettura”, come quelle dei tanti periodici del ‘900, può servire a portare un po’ di freschezza nel nostro contemporaneo illustrativo. Sognare non costa nulla, dopotutto.