La Puglia è la regione del Sud col più alto tasso di crescita di praticanti sportivi, paragonabili a quelli del Nord. Lo dice il rapporto Coni-Istat appena presentato a Roma, nel Salone d’Onore del Foro Italico. Il dato pugliese, come più volte sottolineato alla platea sia dal presidente Coni Giovanni Malagò sia dal suo omologo Istat Giorgio Alleva, segna una percentuale di crescita addirittura del + 1,4: un tasso che non solo è superiore alla crescita media nazionale (che è dell’1,3) ma che porta la nostra regione a competere con molte regioni del Nord e del Centro (nell’ultimo anno la percentuale di crescita della Puglia è stata superiore a quella di regioni come Liguria, Friuli, Toscana, Lazio).
L’analisi è basata sul confronto annuale nel quadriennio 2013-2016 ed è incentrata sulle persone – dai 3 anni in su – che dichiarano di praticare sport con continuità. A livello nazionale la costante crescita porta oggi al 25 per cento della popolazione, quindi a un italiano su quattro. In questo quadro, anche la Puglia è cresciuta di anno in anno, passando dal 17,1 del 2013 al 20,8 del 2016, con un incremento rispetto all’anno precedente appunto dell’1,4: ossia, in dodici mesi dei 4 milioni di pugliesi quasi 60mila persone in più hanno praticato sport.
“Una attestazione – sottolinea da Roma il presidente del Coni Puglia Elio Sannicandro – che ci riempie di orgoglio per il lavoro svolto negli anni su tutti gli aspetti della politica sportiva: dall’implementazione del patrimonio impiantistico e di nuovi modelli gestionali, alla promozione nelle scuole con una initerrotta serie di progetti – da ultimo lo SBAM in collaborazione con la Regione Puglia – sui corretti stili di vita, alle iniziative a valenza socile nelle periferie e per le fasce più deboli, alle azioni a contrasto del nostro alto tasso di sedentarietà (pari al 50%) e per la prevenzione sanitaria attraverso l’attività motoria”. Una Puglia che brilla, dunque, nell’intero ambito meridionale: “Purtroppo il Sud – conclude Sannicandro – è da sempre indietro, ma la spiegazione è semplice: sconta una dotazione di risorse da sempre insufficente, sia per gli impianti sia per l’attività sportiva. Per colmare il gap è fondamentale un forte incremento di risorse sia statali sia del Coni”.