La cultura napoletana ha senza dubbio regalato numerosi personaggi, attori e cantanti che sono passati alla storia, Sophia Loren, Pino Daniele, Massimo Troisi. Ma uno, in particolare, ha lasciato il segno divenendo un mito del teatro, dello spettacolo e della cultura, Antonio De Curtis, in arte Totò.
Nato nel rione popolare Sanità a Napoli il 15 febbraio del 1898, Antonio De Curtis era figlio di Anna Clemente, una popolana, e del marchese Giuseppe De Curtis, erede al titolo di Principe di Bisanzio e per tale motivo fu per lungo tempo figlio di padre N.N.
Molto differenti, uomo e artista, poiché il Principe Antonio De Curtis era un personaggio serio, infedele con le donne, sempre accompagnato da una tristezza dalla quale non si scostava se non per impersonare il “principe della risata”. La sua carriera comincia dal nulla, probabilmente già dai banchi di scuola dove la sua vena artistica superava la voglia di studiare, tanto da essere retrocesso in terza elementare. Antonio Clemente -questo il suo nome prima del riconoscimento da parte del padre- nacque povero, un ragazzino che viveva in un quartiere degradato, che non terminò il ginnasio e che, intrapresa inizialmente la carriera militare, decise in seguito che non si confaceva al suo stile di vita.
Impossibile forse elencare tutti i film e i trailer cinematografici di Totò, ma è possibile senza dubbio ricordare ciò che lui affermava di sé:
“Sono ormai all’età in cui si tirano le somme e non ho fatto nulla. Sarei potuto diventare un grande attore, e invece su cento e più film che ho girato, ve ne sono di degni non più di cinque. Ma anche se fossi diventato un grande attore, cosa sarebbe cambiato? Noi attori siamo solo venditori di chiacchiere. Un falegname vale certo più di noi: almeno il tavolino che fabbrica resta nel tempo, dopo di lui”.