Tommy Parisi “fa il cantante perché così ha voluto il padre e sono sicuro al 100 per cento che non c’entra nulla in mezzo a queste cose perché il padre non glielo avrebbe mai permesso”. A parlare è un nuovo pentito, Luigi Caldarulo, che ha deciso di collaborare con l’Antimafia barese e ha già riempito centinaia di pagine.
Alcuni verbali sono stati depositati nell’udienza preliminare in corso nei confronti di 56 presunti affiliati al clan Parisi, tra i quali il boss Savino Parisi. Tra gli indagati c’è anche suo figlio Tommaso, di lui parla proprio il pentito Caldarulo: secondo il collaboratore di giustizia Tommy Parisi non avrebbe alcun ruolo nell’organizzazione criminale del padre, è un concetto che ripete più volte nel corso dell’interrogatorio davanti al pm della Dda Isabella Ginefra.
“Savino Parisi – dice anche il pentito – riesce a far recapitare dei bigliettini durante i colloqui, lo so perché l’ho visto personalmente perché accompagnavo Tommaso ai colloqui ed è capitato che gli ha dati al figlio Tommaso i bigliettini ma spesso li dava al cugino, che sapeva poi a chi darli”. Il boss, quindi, dava ordini nonostante si trovasse in carcere a centinaia di chilometri da Bari. “Quando apre bocca Savino è legge”, dice il pentito confermando la sua figura apicale nella cosca di Japigia.