Il 12 Febbraio 1941 fu un momento che segnò per sempre la storia della medicina. Albert Alexander, un poliziotto inglese, era intento a curare le rose nel suo giardino quando, involontariamente, si punse con una spina. La ferita dopo pochi giorni cominciò a infettarsi a tal punto che Albert fu ricoverato all’Ospedale Radcliffe a Oxford. Nonostante i medici avessero somministrati sulfamidici, la condizione del poliziotto continuava a peggiorare. Tentarono così con la penicillina, un antibiotico scoperto tredici anni prima da Alexander Fleming, ma mai sperimentato poiché lo scienziato non ne era affatto convinto e i test sarebbero stati troppo dispendiosi. In seguito furono il patologo Howard Florey e il suo assistente Ernst Chain a cominciarne la produzione per quanto le quantità a disposizione non fossero così elevate.
I medici che stavano curando Albert, dunque, tentarono l’ultima possibilità e chiesero ai due medici di iniettargli l’antibiotico. Le quantità non erano sufficienti, ma si proseguì ugualmente e il 12 Febbraio del 1941 fu somministrata la prima dose da 160 milligrammi. Il poliziotto alle prime iniezioni mostrava segni di miglioramento, tuttavia non vi era più penicillina sufficiente così, sebbene ne dimostrarono l’efficacia, a causa della scarsità di medicinale l’uomo il 15 Febbraio successivo morì. Flores non si arrese, e cominciò a cercare ogni modo per poter ottenere quantità sempre maggiori di medicinale finché un giorno scoprì su un cappello una muffa che, a seguito di alcuni test, si dimostrò essere ottima non solo per produrre penicillina, ma anche per produrne in maggiori quantità.