Lontano da qui è il disco di esordio dell’omonimo trio: si tratta di un viaggio cantautorale per regioni, dialetti e problemi del nostro Paese, reso più lieve dall’accompagnamento musicale che commistiona folk e world music.
I nove pezzi che compongono il lavoro spaziano tra i temi più svariati: social network, amore, senzatetto, omertà, per arrivare persino al selvaggio West. Il più delle volte affrontano problemi di impegno sociale con un piglio che non potrà non rendere subito evidente l’influenza della tradizione di grandi cantautori italiani (in particolare, i Lontano da qui ricordano Fabrizio De André, Daniele Silvestri e Niccolò Fabi). Tra i nove brani, merita di essere menzionato La Barbona, che ha vinto il concorso “Dallo Stornello al Rap”.
I Lontano da qui nascono dall’incontro della cantante toscana Elisa Castells e dei due chitarristi romani, Matteo Uccella e Michele Bellanova. Numerosi gli ospiti e gli altri strumenti che hanno impreziosito i brani, nati però dall’immediatezza della formula chitarra e voce.
I temi affrontati in questo album (omertà, crimine, migrazioni, senzatetto, ecc.) rivelano grande attenzione per i problemi sociali, coerentemente con le influenze di grandi cantautori che riconoscete. Si tratta per i Lontano da qui di un elemento fondamentale per il loro modo di fare musica?
Probabilmente il fatto di essere stati ispirati, soprattutto in questo periodo della nostra vita, da autori che hanno sempre avuto un ruolo importante nel “sociale” (uno su tutti Fabrizio De André) , ci ha portato a scrivere delle canzoni che andavano ad indagare la nostra società, il contesto in cui ci ritroviamo, i vizi di chi ci circonda ma anche di noi stessi, riversando il tutto nelle nostre canzoni. Quello che abbiamo cercato di innescare è più una sorta di “autocritica collettiva” della società in cui viviamo, senza voler salire in cattedra ad elargire giudizi, anche perché molto spesso gli stessi di vizi e ossessioni di cui parliamo nei nostri testi li riscontriamo in noi stessi! Questo elemento è stato fondamentale per il nostro primo disco, ma ci piacerebbe anche nella nostra prossima produzione cercare di spostare il centro delle nostre riflessioni dall’“esterno” verso l’“interno” con brani più personali ed introspettivi (che poi sono sempre i più complicati!).
Non ricordo è un brano che parla di crimine e omertà. Da cosa è nato?
Non ricordo è la storia inventata di questo “omertoso” un personaggio schivo e sinistro che, per vocazione, tiene i conti di tutti i crimini commessi, una sorta di contabile del malaffare. Per scrivere il brano, non avendo avuto esperienze dirette, ci siamo semplicemente soffermati a guardare e ad analizzare uno dei vizi capitali del nostro paese, ed il personaggio che ne è uscito fuori è una sorta di personificazione (nella sua forma più grottesca) del vizio dell’omertà.
Nonostante l’impegno assai spesso presente nei testi dei brani, la musica dei Lontano da qui si caratterizza per “sdrammatizzare”, coi suoi toni.
Probabilmente tutto ciò che è stato scritto, soprattutto a livello musicale, si porta dietro anni di cover suonate nei locali in trio, quando ancora prima dei nostri brani originali, proponevamo una sorta di “giro del mondo” in musica, toccando generi tra loro anche molto lontani, ma che comunque erano accomunati dalle sonorità folk, in particolare quelle della musica mediterranea. Quando siamo andati a “poggiare” la musica sui nostri testi ci è venuto istintivo rifarci al tipo di canzoni che già suonavamo e che conoscevamo così bene, creando così un contrasto che ci ha colpiti fin da subito e che è sicuramente uno dei fili conduttori del disco.
Come è nato il vostro brano La Barbona?
Il brano La Barbona nasce dal ricordo di uno dei due chitarristi del gruppo, Matteo Uccella, riguardo un personaggio della sua infanzia, un barbone del quartiere di Monteverde che tutti conoscevano con il nome di Mezza Piotta, probabilmente per il fatto che girava su di una vespa 50 sempre in cerca di un angolo dove sdraiarsi per prendere un po’ di sole. Questo personaggio, in base alle voci che circolavano nel quartiere, sembrava avesse scelto quel tipo di vita nonostante fosse in possesso di varie proprietà e quindi benestante. A questo personaggio si è aggiunta l’amara riflessione su tutti i lavoratori e gli imprenditori che, soprattutto a causa della crisi degli ultimi anni, hanno perso tutto, e si ritrovano a non avere più nulla. Unendo la scanzonatezza di Mezza Piotta (tipica oltre tutto dello stornello romano) alla drammaticità di questa situazione sociale, è nato il brano La Barbona. Il nostro auspicio è sicuramente quello che, nel suo piccolo, questo brano sposti l’attenzione di tutti sulla questione dei senzatetto, che a Roma sono molti e versano in condizioni spesso drammatiche, soprattutto nei mesi invernali.
Cosa significa il dialetto per i Lontano da qui?
Come già accennato, l’aver suonato per anni delle cover di musica folk ci ha messo in contatto anche con tutta la ricca tradizione italiana dialettale, romana, toscana, siciliana, napoletana ecc. Non abbiamo voluto rinunciarci in questo primo disco, e non vogliamo rinunciarci in futuro. A nostro parere, uno degli esempi massimi dell’uso del dialetto nella canzone d’autore è “Crêuza de mä”, disco di Fabrizio De André, nel quale la cosa più importante non è l’immediata comprensibilità del testo, quanto il suono stesso delle parole: fonemi che richiamano i paesaggi marittimi vasti e caldi del Mediterraneo, le sue coste, la sua gente. Questo è chiaramente quello a cui noi aspiriamo. Nel nostro piccolo abbiamo la fortuna di essere un gruppo contaminato da varie zone d’Italia (Lazio, Lombardia, Toscana e Sicilia) e, questo ci dà la possibilità di viaggiare con le parole per tutto lo stivale: dai paesaggi romantici delle nostre isole alle mille strade della capitale, dal brusio del paese ai suoni caotici della città.