Quella di Lemony Snicket è una favola senza tempo con protagonisti i Baudelaire, tre bambini speciali rimasti orfani in circostanze misteriose e perseguitati, da allora, da Una serie di sfortunati eventi.
Gli orfani Baudelaire sono Violet (Malina Weissman), primogenita e inventrice, Klaus (Louis Hynes) 12 anni letterato e scienziato, e la neonata Sunny dalla scarsa ma poderosa dentatura. In una grigia mattina i bambini ricevono la notizia della morte dei loro adorati genitori a seguito di un incendio alla magione di famiglia di cui si ignorano le cause. Da qui inizia la saga agrodolce dei tre orfani, condotti dallo zelante banchiere di famiglia a conoscere il loro nuovo, sconosciuto tutore legale e fonte di tutti i loro futuri guai, il Conte Olaf.
La versione TV di Una serie di sfortunati eventi, introdotta dall’omonimo narratore e aspirante benefattore della famiglia Baudelaire, segue le vicende del libro e del film, dando agli eventi un’interpretazione ampliata ma fedele all’originale. In particolare il punto forte della nuova produzione Netflix è riassunto nella figura del villain per passione e attore di professione, il Conte Olaf, interpretato dal bravissimo Neil Patrick Harris (il Barney Stinson di How I Met your Mother) dotato di un immenso talento comico e drammatico contrariamente al personaggio che interpreta. La versione televisiva del Conte Olaf, come quello cinematografico di Jim Carrey, regala i momenti più autenticamente comici della serie. In più, rispetto alla sua rispettabilissima controparte su grande schermo, Harris aggiunge alla produzione siparietti musicali divertenti e indimenticabili. Infine, per l’occasione, il già protagonista dell’opera in 3 parti cantata Dr. Horrible’s Sing-Along Blog (la gravemente sottovalutata miniserie dramedy di Joss Whedon) attinge pienamente al suo bagaglio di famosi talenti come quello di trasformista prestigiatore e cantante provetto.
Conte Olaf a parte, Una serie di sfortunati eventi è una meravigliosa ennesima trovata di Netflix per fidelizzare i suoi spettatori con uno show di qualità. Nonostante quello che suggerisce la sigla è, infatti, impossibile distogliere lo sguardo dalle interessantissime, seppur sfortunate, vite degli orfani Baudelaire. L’unica cosa che allo spettatore rimane da fare è, invece, sperare, un po’ sadicamente se si pensa ai poveri Baudelaire, in un finale che sia tanto incantevolmente grottesco quanto questo inizio.