L’abbiamo atteso per mesi, ne abbiamo scoperto mano a mano immagini, interpreti e ambientazioni e, finalmente, Assassin’s Creed è arrivato al cinema. Pur annunciato come il film che avrebbe fatto cambiare idea ai tanti scettici che – dopo Tomb Rider a Resident Evil – guardano con sospetto il passaggio dal videogioco al cinema, Assassin’s Creed non decolla e prosegue la deludente stirpe dei suoi predecessori.
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Callum Lynch (Michael Fassbender) è un condannato a morte, sottratto alla società dalla misteriosa Fondazione Abstergo – sin da subito identificata come l’Ordine templare – e affidato alle mani della bella scienziata Sofia (Marion Cotillard). La dottoressa Sofia ha elaborato una complessa tecnologia che permette alle sue cavie di risalire, tramite il proprio codice genetico, ai rami più remoti del proprio albero genealogico. Cal è catapultato, così, nel 1492 (vi ricorda nulla questa data?) e – tramite alcuni traumatizzanti viaggi nei panni dell’antenato Aguilar De Nerha – riscopre le sue origini e la sua missione, diventando l’Assassino campione di parkour che tutti conosciamo.
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Templari e Assassini
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Nonostante l’ambientazione e l’idea alla base del lungometraggio riprendano piuttosto fedelmente il videogioco, la storia sviluppata da Michael Lesslie, Adam Cooper e Bill Collage vuole essere del tutto a sé stante, prendendo solo alcuni spunti dai nove capitoli principali della saga Ubisoft, come, ad esempio, la Mela dell’Eden, oggetto della mitologia cristiana simbolo del libero arbitrio, contesa tra Templari e Assassini.
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L’ordine monastico dei Templari – sciolto violentemente all’inizio del XIV secolo da Filippo il Bello e Clemente V – ha suggestionato, a causa della sua natura guerriera e della sua caduta repentina, diversa letteratura, alimentando anche la leggenda di una prosecuzione contemporanea dell’ordine. Assassin’s Creed riprende – senza cimentarsi in analisi storiche particolarmente profonde – questa leggenda, rappresentando i Templari come spietati e arroganti burattinai. Nemici dei Templari, gli Assassini, che “agiscono nell’ombra per servire la luce”. Storicamente, la setta degli Assassini ha origini in vicino oriente, con un picco di attività nell’XI secolo tra Siria e Persia. Il loro nome dovrebbe derivare dall’arabo al-Hashīshiyyūn, ovvero “coloro che sono dediti all’hashish”: la leggenda vuole, infatti, che i membri della setta fossero in grado di affrontare le loro rischiose missioni grazie all’uso di sostanze stupefacenti, mentre altre fonti affermano che proprio la dipendenza dall’hashish spingesse gli Assassini alla totale obbedienza al proprio capo, il cosiddetto Vecchio della Montagna.
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Al di là delle affascinanti radici storiche, Assassin’s Creed non si distingue dalla media dei film d’azione, con una trama di mero supporto alle numerose scene di combattimento, qua vagamente impreziosite dall’ambientazione nel passato e da acrobazie suggestive. Purtroppo, però, il passaggio al cinema non porta con sé il grado di coinvolgimento tipico del gioco in prima persona, le cui lacune di trama possono essere più facilmente tollerate. Allo stesso modo, gli interpreti – non solo Fassbender e la Cotillard, ma anche i secondari Jeremy Irons e Charlotte Rampling – recitano notevolmente al di sotto delle loro potenzialità, quasi che anche loro siano annoiati dal già visto e già sentito che si insinuerà con ogni probabilità nello spettatore durante i cento minuti del film.