Saranno tutti seduti intorno allo stesso tavolo per festeggiare il Natale, cattolici e musulmani. Nella comunità educativa per minori “Sedici agosto” (dedicata al giorno del compleanno di Don Bosco) poco importa quali siano le tradizioni o la religione di appartenenza. Si sta insieme perché si condivide un destino difficile. Gli otto minori – che da un anno sono ospiti della comunità salesiana – sono baresi ma anche pachistani e bengalesi. La strada che lascia le cicatrici non ha etnia: fa male e basta. E allora un letto da condividere o una tavola intorno alla quale sedersi diventa un momento di confronto e di scambio. “La lingua ma anche la cucina differente – racconta don Francesco Preite, parroco del Redentore – diventa un motivo per scambiarsi informazioni. Un momento di integrazione e accettazione”.
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Tra queste mura poco importante da dove provieni o che Dio preghi. “I fratelli musulmani – racconta ancora Don Francesco – che pregano assiduamente e che seguono il ramadan sono un ottimo esempio per i nostri ragazzi che hanno certamente un rapporto con la religione più leggero”.
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In questa comunità, l’integrazione è una delle parole d’ordine. “Abbiamo organizzato un incontro con i ragazzi del Cara – prosegue Don Francesco – che hanno riportato le loro storie: generazioni a confronto si sono incontrate e si sono ‘raccontate’ abbattendo i pregiudizi. E quando uno di loro ce la fa, come un 22enne bengalese che oggi è un operatore sociale, – conclude – è una vittoria per tutti”.
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