Il nuovo film di Xavier Dolan (Mommy, J’ai tué ma mère), è un’esperienza mistica e dolorosa. È solo la fine del mondo, è un dramma familiare ambientato in una tranquilla cittadina francofona ma quasi tutto racchiuso nelle quattro mura soffocanti dell’abitazione della famiglia di Louis.
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Louis (Louis Gaspard Ulliel) è un drammaturgo di successo che torna a casa dopo un’assenza di 12 anni. Ad attenderlo ci sono suo fratello maggiore Antoine (Vincent Cassel) con la moglie Catherine (Marion Cotillard), sua sorella minore Suzanne (Léa Seydoux) e sua madre Martine (Nathalie Baye). Se dapprima l’attegiamento dei suoi parenti si muove tra l’imbarazzato e l’allegro, subito dopo la gioia della sorpresa si trasforma in risentimento rancoroso per l’abbandono che tutti hanno subito da parte dell’amato fratello e figlio.
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Gli strascischi emotivi della lunga assenza del ragazzo montano in un climax di reazioni parentali: Suzanne che non ha mai davvero conosciuto suo fratello è disperata e ansiosa di recuperare il tempo perduto, Antoine è arrabbiato e geloso per l’attenzione dedicata a Louis e probabilmente per il successo del fratello minore, sua madre Martine è complice ed arresa alla sua prossima dipartita, Catherine, moglie di Antoine, è invece l’unica che riesce a vedere Louis con chiarezza e a leggere le vere motivazioni del suo improvviso ritorno a casa.
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Il ritorno di Louis rappresenta, infatti, l’addio finale ai suoi cari. Il ragazzo, in fin di vita per una malattia che non ci è dato sapere, è tornato per saldare l’ultimo debito con una famiglia che sembra aver rigettato in favore dei fasti della grande città e per uno stile di vita molto lontano dal loro.
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Il complesso del figliol prodigo viene analizzato profondamenete dalla camera di Dolan che imposta la sua regia su dei primi piani opprimenti che mostrano in egual misura lunghi silenzi e grida isteriche. La visuale che ci offre il regista indaga la parte introspettiva di Louis e gli eccessi emotivi della sua famiglia in un confronto stridente. Tutto sommato, le performance individuali e corali dei bravissimi attori restituiscono un ritratto struggente di una realtà familiare.
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La pellicola, per quanto rimaneggiata pesantemente nella scrittura e nelle sue inquadrature, è ispirata alla piece teatrale di Jean-Luc Lagarce. L’opera originale, ancora più verbosa e realista, costituisce una solida base per un emozionante racconto di vita quotidiana dal taglio intimo e teatrale.
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