Spleenless è il disco col quale Alea (nome d’arte della brindisina Alessandra Zuccaro) cerca di sfuggire alla malinconia. Anche se questo è il suo album d’esordio, Alea è presente sulla scena musicale italiana da ormai diversi anni, con numerose esperienze. Oltre ad aver partecipato a numerosi contest italiani (talvolta vincendoli) ha anche calcato il palco di Casa Sanremo come parte dell’Official Band.
Alea ha cominciato ad avvicinarsi alla musica da giovanissima, anche grazie al padre Giulio “Franco” Zuccaro, per poi proseguire lo studio del canto jazz con insegnanti affermati.
La malinconia è protagonista di questo disco, anche se raccontata in modo leggero. La si può fuggire oppure davvero “non c’è pace”?
La musica è il mio modo per sfuggire alla malinconia, ma in ogni brano c’è sempre un po’ di “spleen”, anche se nascosto, anche se gli si gira intorno, se ci si ironizza sopra o se si fa finta di non vederla, cercando di evadere grazie a un piccolo e allegro viaggio mentale. Il tempo che viviamo ci fa sentire spesso soli, incompresi, molte volte l’uno contro l’altro, intenti a combattere una battaglia per lo stesso ideale, troppo impegnati a far valere se stessi, troppo impegnati per guardare dentro noi stessi. Spleenless potrebbe essere un’evasione dalla malinconia o una rassegnazione ad essa, o entrambe le cose. Il mio spleen è dichiarato solo nel brano appena citato, Non c’è pace, punto focale dell’intero album. È il manifesto della malinconia in cui si racconta, attraverso parole chiare, il dissidio interiore di una persona che ogni giorno deve combattere con i dolori che la vita ci impone, provando però sempre a non gravare sugli altri e mostrando sempre il miglior sorriso.
Il confine tra pop, jazz, blues e soul nella musica di Alea si fa davvero sfumato. Ma c’è proprio bisogno di etichette?
Ho la capacità di entrare in crisi ogni volta che qualcuno mi chiede: “che genere fai?” La realtà è che non lo so nemmeno io come si possa definire la mia musica. Credo che si possa inserire nel macrocosmo del pop, aggiungendo peró delle influenze soul, blues, jazz e swing, ma credo che sia un pó troppo lunga come definizione. Ma soprattutto, è davvero così importante?
Prima dell’uscita dell’album ho ascoltato diversi pareri e consigli sul mio modo di intendere la mia musica, poco pop per il mondo pop, troppo pop per il mondo jazz, troppo italiano per una musicalità afroamericana. La realtà è che le mie canzoni sono nate così proprio perchè sono figlia del pop italiano, cresciuta in una famiglia amante dei più grandi cantautori, ma contemporaneamente mi sono nutrita di pane e blues, e pian piano che crescevo gli ingredienti sono aumentati, regalando nuovi sapori per le mie orecchie. Quando ho cominciato a comporre è semplicemente venuto fuori tutto ciò che sono: l’unione di tutto questo. Nella musica hanno sperimentato di tutto e spero che ancora avverrà, quindi etichettarsi in un’unica via risulta molto difficile, e in realtà non mi interessa nemmeno. Faccio quello che mi piace perché per prima cosa devo divertirmi ed emozionarmi, cosa che è avvenuta quando abbiamo registrato l’album tutti insieme, scelta nata da un’esigenza di verità, di musica pura, di voglia di collaborazione e creatività, di bisogno di suoni puri, riportando nel presente un po’ di “passato”, giusto per ricordarci da dove veniamo.
Tornerà a Sanremo anche quest’anno?
Diciamo che la cosa si sta valutando e sono in attesa di alcune risposte. Di sicuro se dovessi tornarci so che mi divertirò tantissimo come lo scorso anno. Vivere Casa Sanremo è un po’ come fare un esperienza fuori dalla nostra realtà: è quotidianità. Quella diventa casa tua e tutti coloro che vivono al suo interno la tua famiglia. Sono stati cinque giorni di musica, bellezza e divertimento, dove ho avuto la possibilità di conoscere grandi e nuovi del panorama musicale italiano e aprire i loro showcase. Infine, lì si è consolidato l’amore con la SIT band, che oggi mi accompagna nei live.
È stata una bellissima esperienza: si cresce ma si capiscono anche molte cose che si celano dietro al mondo discografico contemporaneo. Sono tante le esperienze che vorrei ancora fare, come per esempio il “premio Tenco”, o che rifarei come quella nell’Orchestra Terra d’Otranto al PremioTV in diretta su Rai1, altra esperienza meravigliosa che mi ha regalato emozioni e un complimento da parte del mio primo idolo: Massimo Ranieri.
Amore cercato è sicuramente uno dei brani più significativi e vibranti di questo album.
Grazie! Sicuramente è una canzone molto importante per me e che mi regala sempre sensazioni nuove ogni volta che la eseguo. Nasce da una poesia di Francesco Distante, grande poeta della mia città oltre che amico. Un giorno mio padre venne da me per farmela ascoltare (ci diamo sempre consigli e pareri musicali), aveva musicato quella bellissima poesia aggiungendo uno stupendo inciso, ma mancava ancora qualcosa. In pochi secondi venne fuori dalla mia penna un’altra parte di canzone. Il giorno dopo andammo a registrarla insieme sul bellissimo arrangiamento che Antonio Bruno aveva preparato per noi. Oggi ho deciso di inciderla nuovamente e inserirla nell’album, non solo per la bellezza di avere un brano con mio padre, o per omaggiare il poeta, ma anche per mostrare di cosa è fatta la cultura della mia terra e dimostrare come possano essere belli, musicali e ricchi di poesia tutti i dialetti. Il quid in più ci è stato donato dalla collaborazione di Vince Abbracciante, perla del nostro territorio, ma anche un caro amico che ha gentilmente lasciato la sua firma con la sua fisarmonica, regalando a tutti noi una indescrivibile emozione nuova. È bello avere amici così.
Quanto è vicina Alea alla sua Brindisi?
Ci sono dentro. Sono nella cerchia di quelle persone che vuole restare per provare a crescere e a cambiare insieme. Non nego che la cosa sia difficile, avendo trovato spesso (e ancora oggi non lo comprendo) nemici nella mia stessa trincea, ma la cosa – anche se all’inizio mi ha scoraggiata – mi ha dato più forza per andare avanti. È un territorio ricco di storia, arte e soprattutto artisti che hanno solo bisogno di essere valorizzati. Venite a vedere con i vostri occhi e ad ascoltare con le vostre orecchie.