Siamo stati abituati negli ultimi anni ad assistere, da pugliesi, a una riscoperta della nostra regione sotto numerosi punti di vista. Oltre che per il turismo di massa e per la presenza più o meno continua dei politici locali nel quadro nazionale, la Puglia ha incominciato ad andare di moda anche nel mondo delle produzioni cinematografiche, che hanno scelto con sempre più frequenza i suoi paesaggi come set. Il passo successivo – dal raccontare una storia in Puglia al raccontare una storia pugliese – è stato fatto da Marco Ponti nel suo Io che amo solo te (2015), il cui seguito, La cena di Natale, è in questi giorni nelle sale cinematografiche. Purtroppo questo passo, senz’altro nobile e ricco di buone intenzioni, è franato in due commedie banali e senza struttura, interpretate da due (bei) volti del cinema nostrano – Laura Chiatti e Riccardo Scamarcio – che sembrano sottovalutare la sfida attoriale della commedia brillante.
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Rispetto a Io che amo solo te, La cena di Natale non porta quasi alcun elemento di novità, continuando a giocare con i cliché già piuttosto stantii del primo episodio. Il testimone del ruolo della “zia del nord” passa da Luciana Litizzetto a Veronica Pivetti che ripete, senza alcuna convinzione, il gioco delle differenze e dei bisticci tra Nord e Sud che hanno fatto la fortuna di qualche video virale di Youtube. Riccardo Scamarcio/Damiano e Laura Chiatti/Chiara continuano a rimbeccarsi, lui fedifrago, lei inacidita dalla gravidanza, in un intreccio di luoghi comuni erotico-sentimentali: l’omosessuale Orlando (Eugenio Franceschini) che tenta di avere un figlio con la migliore amica lesbica Daniela (Eva Riccobono), il triangolo senile tra Mimì (Michele Placido), Ninella (Maria Pia Calzone) e Matilde (Antonella Attili), l’aspirante velina Nancy (Angela Semerano) e il fidanzato calciatore. Il campionario è rimescolato in un pasticcio di corna, segreti e rivelazioni talmente forzato da spegnere ogni brillio sottinteso nel genere romantico e farci rimpiangere amaramente la grande stagione della commedia all’italiana.
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Marco Ponti – che ricordiamo con nostalgia mentre muoveva i primi passi con Santa Maradona del 2001 – porta nei cinema una commedia che sembra scritta unicamente per compiacere il pubblico e che dimentica, a furia di strizzargli l’occhio, di raccontare una storia. Senza una direzione, gli attori lavorano tutti – o quasi – al di sotto delle loro possibilità. Una sorpresa positiva la riserva l’attore locale Uccio De Santis che confeziona, nell’abito talare di Don Gianni, il ruolo – ben recitato e piuttosto efficace – del grillo parlante del paese, prete anticonvenzionale e onnipresente. Polignano, che fa da sfondo alla commedia, coccola lo spettatore con i suoi paesaggi e dà senso all’intera visione del film, cartolina della bellezza della costa pugliese, spot perfetto per l’estate 2017.