“Più mi sento vecchio, più sento che l’unico tema della letteratura – e probabilmente di tutto il resto – è il passare del tempo” (Fernando Marias, da la postfazione de La casa di Paco Roca)
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Ultima fatica del fumettista spagnolo Paco Roca, La casa è un frammento di storia familiare, attraverso il ricordo malinconico e delicatamente ironico dell’autore e dei suoi fratelli, a un anno dalla morte del padre. Pubblicato in Italia da Tunué, il romanzo a fumetti conferma il talento di Roca nella ricostruzione del privato e la sua predisposizione grafica e narrativa nel creare immediatamente un forte legame emotivo con il lettore.
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Lo spirito di una famiglia si conserva e si rinnova
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La casa di Paco Roca è un diario di viaggio nella propria epopea familiare, un racconto fatto di introspezione e di episodi, piccoli e insospettabili momenti d’essere. La storia della famiglia si intreccia con la storia delle cose e i ricordi scaturiscono, vignetta dopo vignetta, dalla superficie degli oggetti. Nel corso delle pagine, Roca rende la quotidianità di tre generazioni – quella di suo padre, la sua e dei suoi nipoti – sorridendo di un lessico familiare che riesce a unire persone lontane nel tempo, nonostante incomprensioni, differenze e nonostante la morte stessa. Narratrice onnisciente, la casa ci mette davanti alle grandi sofferenze di malattia, vecchiaia e morte, ma anche davanti alla vita che si rinnova continuamente: generazione dopo generazione, i figli guardano i padri lavorare, incuriositi dalla loro esperienza, istruiti amorevolmente, in un ciclo che nemmeno la morte riesce a spezzare.
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rnRoca, ne La casa, punta l’attenzione sulla complessità di essere figli – soprattutto quando i genitori sono anziani e fragili; se, forse, non siamo mai davvero preparati per essere genitori, sicuramente non saremo mai pronti a essere orfani.
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Forma è contenuto: la narrativa di Roca
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La sequenza con cui si apre il romanzo è una descrizione esemplare, nella sua semplicità, della morte: una porta si chiude, una casa rimane vuota, la luce si spegne. L’elaborazione del lutto, anticipata nel commovente Rughe (2009) – che ha consacrato l’autore nell’Olimpo dei narratori della letteratura illustrata contemporanea – è raccontata dialogo per dialogo, oggetto per oggetto con lo stile grafico tipico di Roca, tanto semplice nella resa delle figure umane, quanto completo nella descrizione degli ambienti e dei paesaggi.
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La disposizione delle immagini lungo le pagine, organizzata in orizzontale e in vignette spesso di piccolo formato, scandisce i lunghi silenzi degli ambienti a lungo disabitati e dell’intimità che i personaggi cercano di ricreare con la casa paterna, poco prima di doverla abbandonare per sempre. Ancora una volta, un fumetto – un buon fumetto – conferma la coincidenza naturale tra forma e contenuto e che il disegno, lungi dall’essere un mero supporto alla narrazione, racchiude in sé, al pari della scrittura alfabetica, un universo di significati e simboli che solo una lettura attenta riesce a rivelare.
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