Dopo 7 ore di interrogatorio, ha confessato l’omicidio. E’ Crescenzio Bartoli – 44 anni e nipote della vittima – l’uomo che la notte tra sabato e domenica ha ferito il 54enne Antonio Andriani, nel portone della sua abitazione di via Martiri di via Fani alla periferia di Molfetta, poi morto dopo alcune ore al Policlinico di Bari. All’origine dell’omicidio ci sarebbero le continue vessazioni che l’omicida avrebbe subito per futili motivi.
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Bartoli – incensurato – ha confessato all’una della note scorsa, dopo un interrogatorio fiume di aver ucciso lo zio di sua moglie. Lo avrebbe fatto per i dispetti, negli ultimi mesi sempre più frequenti che la vittima avrebbe messo in atto nei suoi confronti. Andriani avrebbe rubato a Bartoli le reti da pesca, umiliandolo più volte e avrebbe minacciato di forargli le ruote dell’auto. E proprio quest’ultima minaccia avrebbe convinto il nipote acquisito a farsi giustizia. Ha quindi raggiunto casa dello zio accompagnato dalla moglie, che non immaginava che il marito si recasse a casa del parente per ucciderlo.
rnIn sede di interrogatorio, Bartoli, accusato di omicidio premeditato, ha detto d’essersi procurato per caso la pistola con la quale ha ucciso lo zio trovandola nascosta in un muretto a secco di un casolare di campagna. Ad eseguire il provvedimento di fermo nei confronti di Bartoli, dopo indagini-lampo coordinate dal sostituto procuratore di turno Giovanni Lucio Vaira della Procura della Repubblica di Trani, sono stati i carabinieri di Molfetta.