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“Case non più a norma”, 100 famiglie di Ceglie sfrattate dal Comune dopo decenni

Pubblicato da: Natale Cassano | Mer, 22 Marzo 2023 - 12:06

“Ho comprato la mia casa nel 2005, poi quattro anni dopo mi sono sentito dire che non era più a norma e che dovevo demolirla”. Massimo Palumbo fa parte di una delle 100 famiglie di Ceglie, nel quarto Municipio, che dal 2009 combatte con l’amministrazione comunale per non ritrovarsi all’improvviso in mezzo ad una strada.rnrnLa storiarnrnL’abitazione di Massimo Palumbo si trova in un’area ad oggi definita insicura, quella a ridosso della Lama Baronale. Nella stessa situazione si trovano però decine di altre famiglie, le cui abitazioni furono costruite a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, nelle zone in via di espansione ai lati delle altre lame che si ricollegano alla Baronale. Nel 1985 molte di queste strutture ebbero il condono; per le altre invece dopo il 2004 iniziò un incubo. In quell’anno infatti passò una legge che bollava l’area come “a vincolo paesaggistico”. Quattro anni dopo arriva l’aut aut ai residenti dall’amministrazione comunale: demolire a proprie spese la casa oppure essere sfrattati.rnrnNegli ultimi 14 anni, quindi, tra i ricorsi prima al Comune e poi al Tar, sempre respinti, nessuna soluzione alternativa è stata concessa concessa a chi qui abita da una vita. A chi paga su quella casa ancora un mutuo che – di certo – non si esaurirà quando saranno completati gli espropri e la demolizione. E non va meglio a chi ha comprato casa in zona più recentemente e poi si è sentito dire che gli investimenti fatti per le ristrutturazioni non erano serviti a nulla: la casa sarà demolita comunque. “L’ultimo avviso è arrivato ad ottobre – spiega Palumbo – con la possibilità entro 60 giorni di fare nuovamente appello, ma non tutti possono permettersi di proseguire con le azioni legali”. Il paradosso è che solo pochi mesi fa qui sono stati completati i lavori per portare anche i servizi fognari ai residenti. Peccato che a questo punto nessuno potrà goderne. “Eppure – conclude – sarebbe bastato mettere degli argini come è successo in altre Lame. O se ciò era impossibile, almeno fornirci una soluzione alternativa, non dirci semplicemente che dovevamo abbandonare l’area”.rnrnIl silenzio dell’amministrazionernrnDomenica Campanile, ha provato anche a parlare con il sindaco Decaro, per chiedere una soluzione. “Ha detto che non conosceva la situazione – racconta – e che avrebbe studiato il caso. Eppure sono così tanti anni che combattiamo senza riuscire a fare nulla”. Lei non ha altri posti in cui andare e, come molti altri residenti, è disposta a tutto pur di non separarsi dal luogo in cui ha passato tutta la vita. “Non ho più soluzioni, il Comune ci aiuti”.rnrnIl comitato “La rinascita”rnrnOltre al problema delle case, i cittadini di Ceglie lamentano un effettivo abbandono da parte dell’amministrazione dopo che nel 2014 l’area è diventata ufficialmente parte del quarto Municipio cittadino. Per denunciare la situazione un migliaio di residenti si sono riuniti in un comitato, denominato “La rinascita”.rnrn”Abbiamo – spiegano – già inviato diverse petizioni al sindaco per raccontare la nostra drammatica situazione. Qui c’è poca sicurezza e troppo sporco”. A loro dire, inoltre, nel prossimo piano urbanistico è stata esclusa totalmente dalla riqualificazione l’area di Ceglie. “Il nuovo Pug, ancora da approvare, prevede – concludono – che le zone che secondo il precedente piano urbanistico erano edificabili ora abbiano semplicemente destinazione agricola, in quanto classificate ‘A2’. Parliamo di 3 milioni di metri cubi e di 20mila abitanti che non potranno quindi avere nuove infrastrutture e servizi. Cosa che – invece – ci erano state promesse dalla precedente amministrazione”.

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