L’intervento-commento del parlamentare Luigi d’Ambrosio Lettieri, dei Conservatori, sulle dimissioni del presidente del consiglio comunale Di Rella
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“Se non bastasse la situazione di degrado in cui versa Bari città metropolitana e capoluogo di regione e che è sotto gli occhi di tutti a far capire che non basta vincere le elezioni, ma poi bisogna saper governare, ecco che le parole con cui Di Rella motiva le sue dimissioni da presidente del Consiglio comunale di Bari sono un atto di accusa incontrovertibile alla stasi e alla incapacità politico-amministrativa di giunta e maggioranza.
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Temo che si tratti solo della punta dell’iceberg, considerato che mentre loro litigano, Bari muore. Il dato politico e sostanziale è che i cittadini, amministrati da una sinistra allo sbando, un Pd che è una polveriera, richiuso in se stesso e attraversata da conflitti che poco hanno a che vedere con il bene dei cittadini, restano alle prese con i problemi di una città sempre più violenta, sempre più sporca, sempre più desertificata.
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Mi auguro che quella parte della comunità che sente sulla propria pelle lo strappo violento della inconcludenza di questa amministrazione, in piena continuità con la precedente, faccia sentire la propria voce.
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La verità è che mentre ci soffermiamo troppo a piangere sulle morte primavere, praticamente fallite, perdiamo di vista il fatto che nulla è invece cambiato nella fisiologia politica della sinistra al governo della città metropolitana e della regione. Dalle Fabbriche di Vendola alle Sagre di Emiliano è stato un attimo. E Bari è passata da essere “migliore” a essere “perbene”. Sigle, persino un po’ arroganti, che non hanno cambiato di una virgola in meglio la qualità sociale, culturale e urbanistica della vita cittadina. Non parliamo della visione globale dello sviluppo della città metropolitana.
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Questo è gravissimo. Quanto il fatto che la partecipazione politica, culturale e amministrativa di questa città si possa sintetizzare nel nome di un ponte per cui si impegna persino una commissione di esperti. Mentre il commercio muore, la violenza e la prevaricazione avanzano insieme ai rifiuti e non vi è traccia di una progettualità che tracci la strada del futuro di Bari”.