Arriva al cinema un prodotto della Casa delle idee che affronta ancora una volta la sfida di conciliare la passione dei fan, custodi dei dettagli, della coerenza e della filosofia di ogni personaggio alle esigenze del mercato, scandito dai gusti del grande pubblico. Custode dell’universo mistico Marvel, Doctor Strange passa da una dimensione all’altra, partendo dalla carta per arrivare alla pellicola e nelle sale cinematografiche per raccontare le origini e la genesi del suo personaggio e dei suoi antagonisti.
rn
Strange, un eroe mistico
rn
Rinomato neurochirurgo, Stephen Strange passa da essere un uomo brillante ed egoista alla missione del tutto altruistica di proteggere le leggi fondamentali dell’universo, il flusso costante della natura, del tempo e dello spazio. Come ogni buon supereroe, Strange accusa il colpo di un destino ostile, che distrugge in pochi istanti ogni certezza su cui si basava la sua esistenza e perde a causa di un incidente l’uso delle mani. Interessante constatare quanto, nella narrativa supereroistica, il dono di ogni personaggio si manifesti spesso dopo un trauma e una forte perdita. A differenza degli altri eroi, però, Strange è meno muscolare e raccoglie tutta la sua energia dal flusso dell’esistente e al rispetto delle leggi naturali, entro le quali impara a muoversi e a esercitare un controllo magico. La fortuna del personaggio, sin dalle sue origini cartacee negli anni sessanta, potrebbe giacere proprio in questa atipicità che lo porta a far parte di quei supereroi un po’ intellettuali, i cui poteri risiedono in segreti più complessi di animali radioattivi, natali alieni o esperimenti di laboratorio riusciti male: Doctor Strange è debitore della filosofia orientale o comunque di una sua versione rimasticata in salsa americana. L’Antico – interpretato dall’androgina Tilda Swinton – abbigliato come un bonzo, con la tunica gialla e la testa glabra, espone con disinvoltura i concetti buddisti di non dualità tra uomo e universo e di partecipazione consapevole alle leggi immutabili della natura, naturalmente in una loro versione geek friendly. Al contrario Kaecilius, il villain della storia, è stato deviato dalla retta via dalla sua arroganza e dalla sua sete di infinito e si macchia della colpa di voler contravvenire alle leggi di cui l’Antico e i suoi mistici scagnozzi sono custodi. Incapace di superare la sua umanità e la paura della trasformazione, il cattivo vorrebbe interrompere il ciclo del tempo e della morte, consegnando il mondo al signore dell’antitempo, Dormammu. Il conflitto tra zeloti e stregoni alla base della storia è uno scontro tra innovazione e conservazione dello status quo. Strange e Kaecilius sono, in fondo, due facce della stessa medaglia, formati dalle stesse tecniche e animati dalla stessa arroganza, lo scarto tra i due è un dato di pura coscienza, tra un custode e un rivoluzionario.
rn
Universi paralleli
rn
Alcuni scienziati sostengono quella che è la teoria degli universi paralleli, – o multiverso – governati da leggi fisiche diverse. Tra questi universi – in cui, ricordiamo Strange riesce a gironzolare grazie alla magia – solo pochi sono in grado di accogliere la vita, così come noi la conosciamo. Il delicatissimo equilibrio – il fine tuning o perfetto accordo – che permette l’esistenza potrebbe essere sconvolto da un’azione traumatica come, ad esempio, un’annessione al regno di Dormammu, ai confini della variabile del tempo. Grazie agli universi paralleli, dai quali Strange trae la sua magia, la Marvel ha dato vita nel corso degli anni a una varietà caleidoscopica di possibili mondi, in cui i personaggi così come li conosciamo assumono vesti del tutto inedite. Con l’introduzione di questo elemento anche nell’universo cinematografico solo la Marvel sa quanto sia inesauribile la fonte di nuove storie per nuovi cinecomic.
rnrnrn
rnIl film scorre in maniera tutto sommato gradevole, con una certa discontinuità tra la prima parte – che racconta la genesi dell’eroe – e la seconda, in cui deve affrontare i suoi nemici. Tra un atto e l’altro c’è poco tempo per capire bene il ruolo degli antagonisti, privi del tutto del fascino dei grandi antieroi del genere che, spesso, fanno la vera differenza di un cinecomic. Doctor Strange si colloca comunque in una posizione dignitosa nella media del genere, sicuramente anche grazie all’apporto di un cast di qualità, alla cui testa avanza – tra un incantesimo e l’altro – Benedict Cumberbatch.