Nonostante quella di Veronica Marchi sia stata per Manuel Agnelli “la miglior prestazione degli Over” agli Home Visit di X Factor, l’avventura della cantante veronese al talent show si è conclusa prematuramente.
E se con questa esperienza ha potuto essere apprezzata dal grande pubblico della televisione, già in passato la cantautrice aveva ottenuto riconoscimenti, con la vittoria di premi e concorsi. Gli album prodotti da Veronica Marchi in questi anni vedono un debutto, omonimo (2005), al quale sono seguiti “L’acqua del mare non si può bere” (2008) e quindi “La guarigione” (2008). Nel 2014 è uscita col suo primo disco da interprete, “coVer“, che racchiude 16 anni di esecuzioni dal vivo.
Veronica Marchi si è detta musicista da sempre. Quale rapporto ha con questa arte?
Naturale. È la parola che meglio descrive come vivo la musica e che rapporto ho con lei. Mi sono avvicinata alle note d’istinto, ho l’orecchio musicale da sempre, della musica mi nutro e me ne servo come l’aria per respirare.
Veronica Marchi si sente più a suo agio nei panni di interprete o di cantautrice?
Il mio percorso è particolare. Ho iniziato a scrivere canzoni a 9 anni, conseguito l’esame alla SIAE a 10 anni, iniziato a fare live nei locali a 14… Scrivere per me è essenziale. Ho sempre pensato però che un buon cantautore può dirsi tale solo se riesci nell’impresa di riscrivere il brano di un altro, di svestirlo e farlo proprio. Ecco, quando compio questa azione mi sento bene, per cui posso dire che scrivere e fare cover per me è la stessa cosa.
Cosa si porterà dietro Veronica Marchi, di questa esperienza a X-Factor?
Quando ho deciso di partecipare a questa giostra musicale e mettermi in gioco avevo la precisa intenzione di imparare qualcosa, di rischiare un po’, di abbracciare con la musica quante più persone possibile, di portarmi a casa un’esperienza arricchente, anche se fosse stata negativa. Devo dire che ho raggiunto il mio obiettivo. A me piacciono le sfide, se mi fossi seduta sulle mie conquiste di questi 20 anni di musica mi sarei sentita morire. Facendo così ho imparato qualcosa, e ho ricevuto una forte spinta emotiva positiva.
Sa già da dove ripartire?
Il tour è partito da Milano il 30 ottobre, toccherà un po’ tutta Italia, esce poi un singolo a novembre e vorrei pubblicare il prossimo album. Sto lavorando ad uno spettacolo teatrale, produco dischi di artisti emergenti nel mio studio di registrazione: insomma mi annoio a morte!
Come ti vestirebbe la musica?
Di semplicità. Io detesto apparire. I contenuti, in ogni cosa, mi attraggono molto di più. Devo ammettere però che un filo di trucco me lo metto, che il colore della camicia lo scelgo bene… Ma quello che indosso per andare sul palco è lo stesso che indosso per andare in studio di registrazione. Semplicità ridotta all’osso, per dare spazio alla mia anima!