Una complessa riflessione, da sinistra, sulla crisi della politica e dei corpi intermedi a Bari, capoluogo regionale e una volta laboratorio di nuove visioni meridiane
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Premessa: qualche giorno fa l’assessore alla cultura di Bari in merito ai vandalismi ha lamentato la assenza di associazioni, società civile e partiti in città e conseguente solitudine degli amministratori; ecco quello che penso.
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Penso che bisogna ringraziare Silvio Maselli per avere posto, finalmente, anche dalla parte del governo cittadino, il tema della funzione dei corpi intermedi anche per quanto attiene alle questione del “decoro urbano”, una questione che sta molto a cuore alla amministrazione del capoluogo. Si registra, infatti, pubblicamente un sostanziale fallimento della campagna “Bari perbene” che del tutto evidentemente, anche a parere dello scrivente, non poteva funzionare in assenza di un diffuso livello intermedio fatto di associazioni, collettivi, sindacati e partiti capaci di essere il necessario cuscinetto tra potere e cittadini.Naturalmente la assenza della “Politica” in città genera una sensazione di solitudine del comando che rischia di essere inefficace e per molti versi già lo è. Deve essere frustrante, infatti, riempire la città di proclami roboanti e registrare i quotidiani sgambetti della Bari permale. Si va solo incontro a periodici sfoghi sui socia media che però hanno il pregio comunicativo di indicare alla gente chi sarebbe il bene e chi il male. Si ha la netta sensazione che alla fine rimangano solo decine di migliaia di multe per i cittadini comuni mentre in città si spara periodicamente e le mafie prosperano apparentemente incontrastate. Forti con i deboli e deboli con i forti come nella migliore tradizione del perbenismo, appunto.E, però, dobbiamo fare a capirci. La Giunta Decaro non è una amministrazione qualunque. Essa, aspira e per certi versi è, la avanguardia del modello Renziano al sud e proprio per questo motivo potrebbe succedere a Fassino alla guida dell’ANCI. Mi pare evidente che la politica del Premier e persino le modalità comunicative ed in qualche caso gli stessi consulenti, propongano modelli mutualmente cooperanti. Lo storytelling del premier è permeato del modello “uomo solo al comando”; la disintermediazione (termine che indica che i partiti devono sparire per lasciare spazio al leader) non è capitata per caso sulla Terra dallo Spazio profondo bensì è una scelta politica per certi versi sperimentata proprio da queste parti negli anni passati; Decaro e la sua giunta ne sono pienamente artefici basta vedere come persino i consiglieri comunali di maggioranza disertino l’aula consigliare.
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Ed allora, si può, chiedo, recitare due parti in commedia? Si può avere contribuito in modo doloso alla desertificazione della società “civile” e aggiungo “politica” e poi lamentarsi della sua assenza? Si può avere chiesto di farla finita con i partiti, le sezioni, la fatica della democrazia da sostituire con agenzie di comunicazione e poi accorgersi che ti manca l’aria? E’ proprio vero che la qualità della democrazia è come l’ossigeno , ti accorgi della sua importanza solo quando manca, ed oggi manca.
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Ci si può presentare alla prima conferenza stampa tutti con l’elmetto in testa per dire che si è gli uomini e donne del fare contrapposti alla politica che faceva fatica nei quartieri periferici dove anche l’assessore Maselli ha fatto il segretario di partito (comunista)? Cosa rimane degli sportelli aperti nei quartieri disagiati? Dei mercatini dei libri usati? Dei circoli e sezioni in cui generazioni di ragazzi e ragazze border line venivano a giocare a ping pong o calcio balilla per imparare tra una partita e l’altra che sfasciare una cabina telefonica non è un fatto bello e che il tuo destino non era segnato?Ho posto queste domande perché, purtroppo, la vicenda barese è particolarmente grave poiché è proprio da queste parti che il modello di assassinio dei partiti è stato teorizzato e portato a termine in modo scientifico nella sinistra dopo che nella destra il partito azienda aveva già fatto il proprio lavoro.
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Perché votare no al referendum
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Difficile, infatti, non essere soli se si accetta, ad esempio, di rappresentare il proprio sindaco (che ti nomina) invece della collettività politica che ti ha espresso, molto difficile. Ed allora capiamoci caro Silvio, se si tratta di fare il punto sugli errori fatti da molte parti negli ultimi anni, varrebbe la pena parlarne per riprendere la strada maestra che passa da un “NO”, ad esempio al referendum che cancella proprio quel modello di democrazia che tu dici di rimpiangere. Altrimenti rimarrebbe, il tuo, solo uno sfogo momentaneo poiché a noi ci avete già spiegato quale era la soluzione per tutti i problemi. Chiamare Decaro (altro che corpi intermedi).