Dopo due assoluzioni piene in primo e secondo grado, spuntano nel processo di appello bis contro i presunti assassini di Nicola Massari le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che incolpa i due imputati.
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La vittima, pregiudicato 55enne barese, fu uccisa con tre colpi di pistola il 13 luglio 2011 nella sua abitazione al quartiere San Paolo. Secondo la Procura di Bari ad uccidere l’uomo sarebbero stati il nipote della vittima, il 34enne Giuseppe Massari, soprannominato ‘Balena’, e il convivente di un’altra nipote, il 30enne Vito Romito. Stando alle indagini della Squadra Mobile coordinate dal pm di Bari Francesco Bretone, Massari sarebbe stato l’esecutore materiale del delitto mentre Romito secondo l’accusa guidava la moto con cui gli assassini avevano raggiunto il luogo dell’agguato. Massari avrebbe preteso soldi dallo zio per l’acquisto di droga e lo avrebbe ucciso con un colpo di pistola durante un litigio dopo il suo rifiuto. I due sono imputati per i reati di omicidio volontario premeditato, rapina e detenzione illegale di arma da fuoco dinanzi alla Corte di Assise di Appello, dopo due assoluzioni in primo e secondo grado e il successivo annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione.
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Oggi, nel processo di appello bis, la Procura Generale di Bari ha depositato il verbale riassuntivo con le rivelazioni del collaboratore di giustizia Michele Miccoli, pluripregiudicato barese di 36 anni, ritenuto uno dei killer del clan Strisciuglio e che nei mesi scorsi ha deciso di pentirsi per amore. Miccoli, sulle cui dichiarazioni la Corte deciderà nella prossima udienza del 18 ottobre, rivela di aver saputo da Romito in persona, durante la detenzione nella stessa cella, che fu Massari ad uccidere lo zio “per 50 euro di cocaina” e che lui lo accompagnò con la moto credendo che avrebbero dovuto “farlo solo spaventare per farsi dare i soldi, mentre lo ammazzò”.