BARI – La Procura di Bari insiste per il fallimento di Ferrovie Sud Est, ma ha offerto una soluzione alternativa: un concordato preventivo per salvare i posti di lavoro e l’azienda stessa a patto che i 70 milioni ricevuti dal governo vengano utilizzati per pagare i creditori. Oggi si è tenuta la prima udienza nel Tribunale di piazza De Nicola, a Bari, per discutere dell’istanza di fallimento presentata lo scorso luglio dai pm Francesco Bretone e Luciana Silvestris.
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Stamattina, i pubblici ministeri hanno aperto ad un’altra ipotesi, il commissario Andrea Viero e gli avvocati di Fse, però, hanno chiesto tempo al giudice: i rappresentati della società sull’orlo del crack, infatti, hanno annunciato che entro un mese le azioni passeranno a Ferrovie dello Stato italiane che provvederà anche a ripianare il debito. Il giudice ha accolto la richiesta e ha rinviato al prossimo 18 novembre: entro quella data dovrebbe essere sancito il passaggio di Fse in Fsi, a quel punto la situazione sarà più chiara.
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Le ipotesi sono due: Ferrovie dello Stato italiane paga i creditori, oppure accetta la proposta di concordato offerta dalla Procura. Secondo la magistratura, i debiti accertati dai consulenti dei pubblici ministeri ammontano a circa 226 milioni (altri sono in corso di accertamento), a cui andrebbero sottratti i 70 milioni stanziati da Palazzo Chigi e gli utili di fine anno (tra i 25 e i 30 milioni). Nella migliore delle ipotesi si arriva intorno ai 130 milioni di euro, nella peggiore si superano i 160 milioni.