Il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Marina Chiddo, ha assolto con formula piena “per non aver commesso il fatto” l’anestesista Nicola Ceglie, all’epoca primario della clinica Madonnina di Bari, imputato con l’accusa di lesioni colpose gravissime nel processo sulla 30enne Lucrezia Monno, in coma dal 31 ottobre 2010 dopo aver partorito, ricoverata fino ad alcuni mesi fa nella casa di cura di Lecce e attualmente in un centro a Mola di Bari.rnDal processo è emerso che Ceglie, difeso dall’avvocato Michele Doronzo, fece tutto il possibile per salvare la ragazza ma intervenne quando ormai era troppo tardi, la forte emorragia e l’arresto cardiaco avevano già provocato irreversibili danni cerebrali.
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Nell’ambito dello stesso procedimento due anni fa ha patteggiato una pena a 6 mesi di reclusione un’altra anestesista della Madonnina che per prima aveva curato la donna a seguito delle complicazioni del parto. Stando alla ricostruzione dei fatti, il 31 ottobre 2010, dopo aver partorito una bambina, la donna aveva iniziato ad avvertire tremore, pallore, sensazione di freddo, stanchezza, causati da una forte emorragia. I medici avevano quindi ritenuto necessario un intervento chirurgico per asportare l’utero. Dopo 7 ore avevano trasferito la donna in un’altra clinica, a Villa Bianca, perché al Policlinico e al Di Venere non c’erano posti disponibili. In arresto cardiaco e con due emorragie, alle vene succlavia e mammaria, Lucrezia Monno era stata quindi ricoverata in terapia intensiva ormai con gravi danni cerebrali e ancora oggi è in stato vegetativo.