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“L’Università ai tempi dei ranking: senza sistema è una sfida (quasi) impossibile”

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 10:57

“È sempre difficile guardare le classifiche degli Atenei sparsi per tutto il mondo senza sentirsi piccoli: ormai da anni, veniamo continuamente bersagliati da pseudo – classifiche che pretendono di imporci un ordine di superiorità altrui, senza mai valutare il capitale umano, la produttività scientifica e la capacità attrattiva sul territorio di ciascun Ateneo.

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I ranking sono quel sistema che consente, sempre più spesso, a un crescente numero di “critici” di fare quel che meglio gli riesce, ovvero la critica aspra, senza considerare le Università che si trovano dinnanzi. Un’Università che ho visto cambiare durante il mio percorso di studi in Medicina e Chirurgia, un’Università che non ho visto mai arrendersi ai facili (facilissimi, viste alcune situazioni!) allarmismi e che non ho mai visto cedere dinnanzi a problemi ben più gravi come gli articoli di giornale.

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Mi ritengo una persona estremamente fortunata, un osservatore privilegiato, da studente, della comunità accademica dal suo interno, che come tutte presenta caratteri fortemente migliorabili, ma anche punti di forza significativi che troppo spesso vengono sottaciuti.

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Viviamo, mi pare evidente, in un periodo storico nel quale l’esaltazione di ciò che non va, la mercificazione dei problemi passati e la capacità di trovare sempre il contraddittorio vengono stranamente esaltati, anziché lasciare il giusto spazio alla capacità propositiva, alla critica come forma di crescita comune, perché non scordiamoci che se evidenziamo un problema in una comunità accademica, di fatto lo evidenziamo nella comunità tutta: l’Università è, ovunque essa sorga, il faro culturale del territorio.

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Da qualche anno a questa parte, al dibattito distruttivo ho visto, e io stesso proposto, il confronto costruttivo, su tutte le tematiche, anche quelle più scomode: cosa avremmo, esattamente, da nascondere? E perché un ranking, seppur accurato, come da noi stesso commentato, dovrebbe far pensare che l’Università di Bari sia finita?

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Non trovo, pur sforzandomici, una risposta coerente a queste domande. Non trovo una ragione per la quale i colleghi studenti, presenti e futuri, non dovrebbero cercare di migliorare il sistema in cui viviamo con proposte fattibili e concrete, cosa che ci caratterizza come giovani menti. Non trovo una ragione per la quale tutto ciò che è stato costruito non possa essere legittimamente migliorato, e anzi invito i critici a rivolgere al rettore e agli organi di governo proposte concrete, anziché fatui articoli di giornale che ricercano esclusivamente il bel titolo (o il brutto titolo), ma sono poi poveri di contenuti.

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Consiglio infine di credere nel cambiamento, di credere nei valori originali di cui l’Università è universalmente portatrice, di pensare che ci sia sempre un altro modo, un modo migliore. Noi studenti non ci arrenderemo mai, e quindi l’Università non si arrenderà mai. Consiglio a qualcuno un po’ più in là con gli anni di me, di non farlo ugualmente”.

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