Tensioni e proteste stamattina davanti alla sede della direzione generale dell’Ufficio scolastico regionale. Un centinaio di docenti precari ha manifestato sotto il palazzo alle spalle di via Amendola, esponendo alcuni striscioni. Continua, insomma, la querelle tra docenti precari – in Puglia in totale sono oltre 6mila – e neoassunti delle ex fasi B e C delle graduatorie ad esaurimento nazionale. Pomo della discordia sono i posti di lavoro ad assegnazione provvisoria negli istituti sul territorio, ovvero quelli che ogni scuola blinda per le esigenze di studenti disabili ad esempio, che stanno venendo assegnati in toto ai nastrini rossi.
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Le ragioni della protesta
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“Chiediamo alla Regione – spiegano – un’equa divisione degli oltre 3mila posti in deroga, che al momento stanno venendo assegnati solo ai “nastrini rossi”. Una scelta assurda per noi, che già vediamo diventare di ruolo docenti che hanno un’anzianità di servizio minore rispetto alla nostra”.
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L’intervento dell’assessore regionale Leo
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In tarda mattinata li ha raggiunti anche l’assessore regionale all’Istruzione Sebastiano Leo, che ha ascoltato le esigenze dei docenti precari e ha dato loro disponibilità per un incontro, sempre alla sede dell’Ufficio scolastico regionale, per il primo settembre. “L’assessore – spiegano – ci ha assicurato che vigilerà e medierà presso l’Ufficio scolastico affinché si possano dare percentuali eque e i posti siano suddivisi tra tutti i docenti abilitati non solo a favore di quelli già di ruolo”. Intanto la mobilitazione continua e gli insegnanti sono pronti a portarla anche fuori dal territorio, per la precisione il 2 settembre, quando ci sarà una manifestazione a livello nazionale a Roma.
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I precari: “La Buona scuola tutela chi ha già un posto di lavoro”
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“Già è assurdo che la legge sulla Buona scuola sia stata modificata in itinere, attraverso l’emendamento Puglisi – dichiara Anna Palumbo, una delle rappresentanti dei docenti precari iscritti nelle Gae – ora ci vengono a dire che tutti i posti ancora disponibili devono essere assegnati solo ai neoassunti, che già avevano ottenuto un posto a tempo indeterminato fuori dalla Puglia, e non a noi, che siamo disoccupati?”
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Lo scorso anno, infatti, per evitare l’esodo di massa al centro-nord Italia, imposto dalla legge sulla Buona scuola, i precari non avevano aderito al piano di mobilitazione nazionale. Quando poi hanno visto che i docenti neoassunti, che invece avevano aderito per assicurarsi un posto di lavoro, sfruttavano le assegnazioni provvisorie per tornare in Puglia, hanno incrociato le braccia.
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I nastrini rossi: “Non dividiamoci, combattiamo insieme”
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Nel pomeriggio è arrivata anche la replica dei docenti neoassunti di fase B e C. I “nastrini rossi” hanno ricordato che è illegittimo riservare una quota dei posti in deroga per i precari. “Questo significherebbe – spiegano – violare la legge e vorremmo ricordare a chi propone tali misure che accantonare posti dell’organico di fatto a favore dei precari costituirebbe un illecito su cui, già in passato, ci sono state sentenze”. Già nel 2015, infatti, per la stessa proposta l’Ufficio scolastico regionale era stato condannato dal tribunale di Brindisi.
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“Comprendiamo – concludono – il timore dei colleghi che hanno volontariamente scelto di non aderire al piano, rinviando a data da destinarsi la loro assunzione in ruolo e proprio per questo li invitiamo ad unirsi ai nastrini rossi nella battaglia per lo sviluppo del Sud”. Ai sindacati, invece, i nastrini rossi chiedono di impegnarsi sul fronte della riapertura degli organici dell’autonomia, favorendo così il rientro dei docenti pugliesi dal Nord Italia e le assunzioni di docenti delle Gae.
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I sindacati: “Poche istanze accolte, governo e ministero ci prendono in giro”
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Intanto arrivano i primi esiti delle istanze dei docenti pugliesi che sono stati trasferiti al centro-nord. A presentarle sono stati oltre 1000 insegnanti, ma solo 148 conciliazioni sono state accolte. “Eppure – spiega Gianni Verga, segretario generale di Uil scuola Puglia -, i docenti della scuola primaria che potranno tornare in Puglia saranno solo 30. Gli altri 118 che hanno avuto il privilegio di veder accolta la propria richiesta di conciliazione saranno trasferiti solo di qualche chilometro”.
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Insomma, oltre al danno la beffa, con in più il dubbio, secondo il sindacato, che le procedure di riconciliazioni non siano state evase correttamente. “Pare – conclude Verga – che tra gli istanti, il ministero abbia inserito docenti che in realtà non avevano presentato l’istanza, il che suona come la classica pezza che è addirittura peggio del buco. Governo e Ministero ci prendono in giro”.