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Buona scuola, ultimo atto: ora è guerra tra precari e neoassunti

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 10:38

“Quei posti di lavoro non vi spettano”. E’ guerra in Puglia tra i docenti precari e i neoassunti presenti nelle Gae, le graduatorie nazionali ad esaurimento, per le ultime cattedre negli istituti pugliesi. Nello specifico si parla delle oltre 3mila assegnazioni provvisorie, dedicate agli insegnanti di sostegno, che solitamente vengono concessi agli inizi di settembre.

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Posti che i docenti neoassunti con il piano straordinario nazionale stanno cercando di ottenere, così da evitare l’esodo forzoso in altre regioni imposto dalla legge sulla cosiddetta  “Buona scuola”, che quest’anno interesserà migliaia di docenti pugliesi. Una scelta che non è andata giù ai precari, che l’hanno tacciata come “fuorilegge”, vedendosi togliere l’unica occasione per ottenere una posizione lavorativa stabile in quest’anno scolastico.

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Alle accuse dei docenti precari pugliesi hanno risposto i “nastrini rossi”, ovvero i docenti neoassunti da Gae. “I posti in deroga – spiegano – ossia i posti di organico di fatto annualmente modulati sul fabbisogno delle scuole in caso di immatricolazioni di studenti diversamente abili non previsti, spettano per legge a noi docenti assunti con il piano straordinario di ex fasi B e C da Gae, come attesta l’art 1 della legge 107 del 2015. La nostra non è una pretesa, ma un diritto”.

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A dare loro ragione è anche un’ordinanza del giudice del lavoro di Brindisi, la 6744 del 2015. “I posti disponibili – si legge nel testo – entro il 31 dicembre debbono essere assegnati prioritariamente al personale di ruolo e, solo all’esito, al personale supplente”.

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“L’organico aggiuntivo che viene richiesto a fine anno dalle scuole  per le necessità oggettive – dichiara Francesca Marsico, rappresentante dei nastrini rossi – potrebbe essere stabilizzato. Annualmente invece il ministero delle Finanze ci dice che gli insegnanti presi per i posti in deroga non possono essere assunti a tempo indeterminato perché se lo fossero costerebbero troppo. Quindi preferiscono rinnovarli di anno in anno, con gli insegnanti costretti a lasciare gli istituti il 30 giugno o il 31 agosto”.

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