BARI – Tra la strage di Nizza e la Puglia l’unico punto di contatto non è il 37enne tunisino Choukri Chafroud, l’uomo che ha vissuto a Gravina in Puglia sino alla fine del 2015 e che è stato arrestato dopo l’attentato rivendicato dall’Isis. C’è un’altra indagata, una donna albanese, anche lei finita in manette con il compagno con l’accusa di aver fornito le armi all’attentatore Mohamed Bouhlel, le cui tracce portano sino a Bari.
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La presunta complice
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La presunta complice, infatti, sarebbe passata dal capoluogo pugliese almeno tre volte nell’ultimo anno, non si conosce quanto tempo ci sia rimasta e se qui ha contatti con altre persone. La Digos barese indaga su alcuni gruppi criminali albanesi, trafficanti di armi e droga, che hanno nella Murgia costituito la loro base operativa. Ci sono legami tra la donna arrestata in Francia e alcuni suoi connazionali presenti sul territorio barese? E’ quello che stanno cercando di capire gli inquirenti della Dda di Bari e della Dna. Quel che sembra certo è che la donna conoscesse Choukri Chafroud, che lor ricordiamo a Gravina ci ha vissuto e lavorato. Per ora si tratta solamente di piccole tessere di un puzzle che si sta lentamente componendo. L’ultimo transito da Bari della donna albanese è molto recente e risale allo scorso 16 giugno: l’indagata è passata dal porto e si è imbarcata verso il suo Paese di origine.
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I contatti con Chafroud
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Insomma, la pista dei fiancheggiatori del terrorismo che porta in Puglia si rafforza. Chafroud il 14 luglio scorso, tre ore prima della strage sulla Promenade, si trovava con l’attentatore Mohamed Bouhlel. Il tunisino di 37 anni è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza nel tir bianco usato per il massacro, era nel lato passeggero. Secondo gli investigatori francesi, il 37enne sarebbe anche tornato in Puglia qualche settimana prima della strage di Nizza, ospite di alcuni connazionali. Il suo ritorno a Gravina potrebbe coincidere nei giorni con quello della donna albanese, anche su questo punto ci sono verifiche degli inquirenti.