“Mio figlio è molto ansioso. A volte è così preoccupato che non riesce a concentrarsi su quello che deve fare, è sempre in movimento. Se ha un impegno, anche positivo, si agita e non dorme la notte, si lascia travolgere completamente anche da avvenimenti banali, tant’è che la sua ansia travolge anche me. Proprio non capisco. Si, forse anche io sono un po’ ansiosa ma tendo a nasconderlo, lui non se ne accorge!”rnrnLe sindromi ansiose nell’infanzia e nell’adolescenza sono sempre più frequenti o comunque sempre più denunciate. Leggendo sopra è possibile capire che le manifestazioni d’ansia possono essere sia soggettive (es. stato di vigilanza), sia oggettive (es. forte irrequietezza).rnrnL’aspetto importante di questo dialogo sta nel fatto che il genitore è consapevole del fatto che sia egli stesso un soggetto ansioso ma è sicuro che questo non abbia una diretta incidenza sul bambino. Tra i fattori di vulnerabilità invece è stato documentato che i figli di genitori ansiosi hanno una probabilità di sviluppare disturbi d’ansia dalle 3 alle 5 volte maggiori rispetto ai figli di genitori non ansiosi. Alla base dell’ipotesi di “trasmissione intergenerazionale” ci potrebbero essere stili di genitorialità disfunzionali, caratterizzati per esempio da un ipercoinvolgimento emotivo, intrusività, catastrofismo, criticismo, oppure la presenza di poco calore affettivo, di iperprotettività che ostacola lo sviluppo di un comportamento indipendente del bambino.rnrnAssume una forte importanza che i genitori lavorino su loro stessi per riuscire a generare un cambiamento positivo sul figlio.rnrnInnanzitutto diventando consapevoli della propria ansia, tramite tutti i segnali che ci invia il corpo. In questo modo si può intervenire attraverso strategie individuali specifiche o aiuto esterno e con il tempo riuscire a controllare le reazioni inconsapevoli che possono avere delle influenze sui bambini. Non è questione di “guarire dall’ansia”, ma di riuscire a percepire quando si è in uno stato eccessivamente ansioso in modo da decidere se affrontare determinati argomenti con il proprio figlio, se discutere con lui per qualsiasi questione o se è il caso di aspettare qualche minuto e rimandare. L’ansia genera ansia!rnrnConcentrarsi sul “come farla sparire” nel bambino può essere improduttivo. Infondo l’ansia nasce come un processo adattivo, fisiologico. Non è possibile né produttivo farla sparire del tutto. Dobbiamo far passare questo concetto: non è detto che l’ansia sia il “mostro cattivo”, in quanto ci permette di dare quella spinta in più per affrontare le innumerevoli situazioni quotidiane. Insegnare a riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti è il primo passo per convivere con essi.rnrnPossiamo distinguere l’ansia generalizzata che è caratterizzata da un costante stato di tensione e di attivazione del sistema nervoso autonomo, e l’ansia acuta caratterizzata dalla paura che può rendere la persona inabile per un arco di tempo variabile. La causa non è sempre specifica, unica e definibile. Quindi concentrarsi sulla causa ed evitarla potrebbe non dare un risultato atteso. Se si pensa che l’ansia del bambino è data dalla frequenza scolastica e per questo motivo si evita di portarlo a scuola per qualche giorno non si elimina il problema. Il bambino deve imparare a conoscere e riconoscere non solo la gioia e la felicità ma anche la tristezza e la paura, per acquisire la consapevolezza che tutte fanno parte dell’essere umano, tutte hanno un ruolo e che quello che si può fare è capire come poterle gestire, senza aver paura di nessuna di loro.
Ansia precoce nei bambini, fondamentale la consapevolezza dei genitori per gestirla
Pubblicato da: dott.ssa Federica Dileone | Mer, 22 Marzo 2023 - 10:08
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