BARI – Sono stati ascoltati amici e parenti, la sua ex casa a Gravina in Puglia è stata passata al setaccio, tutti i contatti telefonici degli ultimi mesi sono stati verificati. Le indagini su Chokri Chafroud, il 37enne tunisino arrestato in Francia dopo la strage di Nizza, hanno subito un’accelerazione. Gli investigatori della digos hanno svolto gli interrogatori di una decina di persone all’interno delle comunità tunisine e albanesi di Gravina e di altre zone della Murgia, sono stati sentiti coloro che hanno frequentato con maggiore assiduità il 37enne.
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L’inchiesta punta a ricostruire la rete di amicizie e legami costruita in Puglia. L’uomo è accusato dagli inquirenti francesi di aver fatto da intermediario fra l’attentatore, Mohamed Lahouaiej-Bouhle, e due albanesi trafficanti d’armi per l’acquisto di una pistola. Tra Gravina e Altamura, come svelato da recenti indagini dei carabinieri e della guardia di finanza, hanno posto la propria base logistica alcuni gruppi di narcotrafficanti albanesi e venditori di armi: gli investigatori stanno cercando di capire se le diverse vicende hanno punti d’incrocio.
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Chafroud ha vissuto sino al 2015 in Puglia, tra Gravina e Bari. Sino ad ora gli accertamenti sembrano escludere collegamenti fra il tunisino e gruppi criminali baresi e anche fra l’uomo e personaggi legati al mondo dell’estremismo islamico, l’inchiesta è però nella fase iniziale. Si conosce poco del 37enne, si sa che ha lavorato come operaio edile e nelle campagne pugliesi, era un frequentatore abbastanza assiduo della moschea. Chi lo ha frequentato ha giurato alla polizia che si tratta di “una brava persona, non pericolosa”. Gli accertamenti svolti dalla Digos sono finiti in una prima breve informativa consegnata al pm della Dda barese, Renato Nitti, e al capo della Procura Giuseppe Volpe. Insomma, ancora una volta la Puglia potrebbe essere stata terra di passaggio di foreign fighters o presunti fiancheggiatori dei terroristi.