Un nuovo modello di scuola che rivoluziona il concetto tradizionale di didattica, dove il sapere crescerà grazie a uno scambio continuo di competenze: dal 18 al 30 luglio, una comunità di sessanta studenti provenienti da tutto il mondo si riunisce a Bari vecchia sotto il vessillo della Scuola Open Source, guidati da un gruppo di 24 docenti e tutor in tre laboratori distinti ma convergenti: X, Y e Z.
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Un nuovo modello di scuola
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“E’ un esperimento innovativo di didattica – racconta Lucilla Fiorentino, presidente in carica della Scuola Open Source – è uno spazio dedicato all’innovazione sociale e tecnologica, dove sperimentare nuovi modelli di ricerca, è anche un hackerspace, un FabLab, una piccola officina, un laboratorio di autocostruzione, ma anche una comunità, un posto dove tante persone con storie e formazioni diverse possono incontrarsi, socializzare e collaborare”. Ogni aspetto del funzionamento della scuola sarà elaborato in maniera partecipata durante i dodici giorni del laboratorio secondo la formula dell’open source.
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Lontano dal modello di lezione frontale, il sogno di questa nuova comunità di pirati della ricerca è di costruire valore e cultura a partire dalle proprie passioni e dai propri studi, svolti anche come autodidatti, come illustra la testimonianza di Alessandro Balena, direttore scientifico del progetto: “Conoscendo persone che si occupavano di ambiti completamente diversi dal mio ed è nato qualcosa nella condivisione. Ho capito quanto è stato importante per me accedere a quella conoscenza e quanto è importante dare la possibilità a persone che, come me, hanno avuto un percorso da autodidatta perché non incanalate in un percorso di studi tradizionale”.
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L’assessore Maselli e il rettore Di Sciascio
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Presenti alla conferenza stampa di presentazione del laboratorio XYZ e della Scuola Open Source, anche l’assessore alla cultura Silvio Maselli e il rettore del politecnico di Bari Eugenio Di Sciascio, entrambi sostenitori attivi del progetto. “Bari – secondo Maselli – può diventare una grande città se saprà consolidare le sue radici di città millenaria, punto di incotro tra popoli e destini del mediterraneo e se saprà trovare ali nella sua connotazione universalistica che supera le frontiere e che valica i confini per far dialogare tra loro popoli lontani”.
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Conclude, infine Di Sciascio, rettore del Politecnico che ha concesso lo spazio dell’Isolato 47 a Bari vecchia come sede della Scuola: “I modelli come quelli della Scuola Open Source devono necessariamente contaminare anche l’università: la lezione frontale e l’esame ‘drammatico’ sono cose che hanno avuto un senso e che a suo modo ce l’hanno ancora, ma sono ormai solo una parte della formazione e della trasmissione della conoscenza”.
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