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Ma cosa ha indotto Piccarreta a dare il via libera, anziché attendere il passaggio del treno proveniente da Corato? Incrociando le versione dei due capistazione, la ricostruzione di quei minuti drammatici che emerge è questa: alle 10.51, Porcelli chiama il collega Piccarreta e gli chiede il via libera a far partire il primo treno, l’ET1642, si tratta di un convoglio aggiuntivo che è in ritardo di circa 23 minuti. Dalla stazione di Andria giunge l’ok e il mezzo si muove. Trascorrono 8 minuti, alle 10.59 Porcelli alza il telefono e chiama nuovamente Piccarreta, questa volta per avere l’autorizzazione a far muovere il secondo treno, l’ET1016. Anche in questo caso, il capostazione di Andria dà il suo assenso. Però, a questo punto succede qualcosa: Piccarreta, forse, vedendo sui binari di Andria già due treni fermi, si convince che il convoglio da Corato sia già arrivato e, in un gesto quasi automatico, alza la paletta verde e fa muovere tutti e due i treni, il primo verso Corato, l’ET1021, l’altro verso Barletta. Alle 11.08 l’ultimo drammatico colloquio: il capostazione di Andria chiama il suo collega di Corato e lo avverte che la linea ferroviaria è libera, perché ha fatto partire i due treni fermi. A quel punto probabilmente capiscono che c’è stato un errore imperdonabile ma è troppo tardi, perché alle 11.07 – un minuto prima – i due convogli si sono scontrati a circa 100 chilometri orari all’uscita di una curva.
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L’interrogatorio di Porcelli
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“Non mi ha avvisato che il treno da Andria si era mosso, non doveva partire”, si è difeso Porcelli durante l’interrogatorio durato un paio di ore. “Siamo certi di aver chiarito ogni circostanza e siamo sereni”, commenta il suo avvocato, Roberto Chiusolo. La Procura tranese potrebbe riascoltare una seconda volta Piccarreta per chiarire alcuni particolari.
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