“Ho investito un uomo e due ragazzine a un incrocio […] Stavo venendo a casa, ho fatto la curva, devo averla presa troppo veloce“. (Jack Jordan)
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Tre personaggi, tre drammi, tre vite che si intrecciano a causa di un incidente stradale: Jack Jordan (Benicio del Toro) che combatte con la fede cristiana una vita di pregiudizi, Cristina Peck (Naomi Watts) – ex cocainomane innamorata della sua famiglia e della sua vita perfetta – e Paul Rivers (Sean Penn) che sta per morire per via del suo cuore malato. “21 Grammi ” è il secondo capitolo della “Triologia della morte” del regista messicano Alejandro González Iñárritu uscito nelle sale italiane nel 2004, dopo “Amores perros” (2000) e prima di “Babel” (2006).
Il dramma degli attimi fulminei e decisivi di un incidente stradale, così come il rimorso e la coscienza di chi – omicida colposo – ha cambiato in pochi istanti la sua vita e quella di un’intera famiglia sono resi nel toccante personaggio di Jack, la cui guida “troppo veloce” mette in moto l’azione narrativa di tutto il film. Iñárritu racconta una delle tragedie più comuni dei nostri tempi senza giudicare, presentando tutte le sfaccettature del dolore: ci mette davanti al senso di colpa di Jack, ma anche davanti al lutto straziante di Cristina che perde di colpo tutto il suo mondo. “21 Grammi” ci mostra, nel personaggio di Paul, anche come da una tragedia individuale possa nascere speranza per un’altra persona e come le nostre scelte possano determinare la vita e la morte del prossimo.
Ogni gesto che compiamo, che sia cosciente o meno, ha un impatto evidente sul resto del mondo: questo film ci insegna il senso della responsabilità che gli uomini devono assumersi nella propria condotta personale, nel rispetto del prossimo e del vivere comune.
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Inutile sfuggire e nascondersi: le conseguenze delle nostre azioni si sedimentano in primo luogo nella nostra coscienza e solo in un secondo momento nella relazione con gli altri. Jack, additato dall’odio di Cristina e Paul come assassino, è la rappresentazione più sincera di quanto sia difficile per i responsabili di queste tragedia convivere con il ricordo degli ultimi istanti di vita delle proprie vittime.
Parlare in un film di un tema così delicato è sicuramente una sfida artistica difficile, ma Iñárritu riesce a vincerla grazie al suo stile diretto e ai suoi personaggi interpretati con grande sensibilità e talento da tre grandissimi attori. In questi giorni in cui le cronache della nostra città raccontano in continuazione di incidenti e morti sull’asfalto, il cinema può diventare un’occasione per riflettere e per guardare con occhi diversi la tragedia, attraverso il commovente punto di vista di chi rimane.
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“Quante vite viviamo? Quante volte si muore? Si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso. Nessuno escluso. Ma quanto c’è in 21 grammi? Quanto va perduto? Quando li perdiamo quei 21 grammi? Quanto se ne va con loro? Quanto si guadagna? Quanto… si… guadagna? 21 grammi, il peso di cinque nichelini uno sull’altro. Il peso di un colibrì, di una barretta di cioccolato. Quanto valgono 21 grammi?” (Paul Rivers)