Il femminicidio analizzato dagli uomini: nella Casa delle donne del Mediterraneo, nel quartiere Madonnella, Antonio Stornaiolo ha moderato il primo di una lunga serie di appuntamenti di confronto e condivisione sulle questioni di genere, coadiuvato da Franco Neglia, presidente dell’associazione Murattiano, l’avvocato Antonio La Scala, presidente pugliese dell’associazione Penelope e Saverio Abruzzese, psicologo.
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I numeri
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La cronaca nera dipinge un quadro allarmante con 63 casi di femminicidio a partire dall’inizio dell’anno. Sono stati ricordati anche l’applauso al funerale di Luigi Alfarano, oncologo taratino suicidatosi dopo il duplice omicidio di moglie e figlio e quel branco di Salerno, accusato di aver stuprato una ragazzina di 16 anni, ma inconsapevole – racconta Abruzzese – di aver commesso reato. “Questi gravissimi episodi – continua lo psicologo – sono sintomo di un ancora più grave radicamento culturale che giustifica la violenza come atto di legittimo dominio”. L’avvocato La Scala denuncia gli ottomila casi di donne scomparse negli ultimi quarant’anni, monitorati anche grazie al contributo dell’associazione Penelope: dura la denuncia del presidente della sezione pugliese sull’inadeguatezza dell’apparato legislativo e della formazione delle forze dell’ordine, spesso incapaci di gestire in maniera efficace e tempestiva i casi di scomparsa. “La legge sul femminicidio – approvata nel 2013 – da sola non basta per combattere il fenomeno: tra le vittime ben sette su dieci avevano sporto denuncia nei confronti dei loro persecutori. In più – conclude La Scala – da quando è stata approvata la legge, i casi sono addirittura aumentati”.
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Le testimonianze
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“Il 29 febbraio 2008 mio padre ha ucciso mia madre nel sonno. – racconta una signora, intervenuta durante il dibattito – Mio padre minaccia ancora oggi me e mia figlia, affetto da quello che in medicina si chiama ”delirio lucido di tipo gelosia”. Abbiamo lottato per tanti anni affinché le strutture in cui mio padre è detenuto aprissero gli occhi sulle minacce che continua a fare alla mia famiglia e di tutta risposta lo psicologo della struttura di Bari mi dice ha detto che sono troppo ansiosa. A novembre mio padre esce di prigione e io ho paura.” Unanimi relatori e astanti nel porre al centro la questione educativa e familiare nel lungo processo di cambiamento culturale proiettato verso la parità di genere:
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“Il problema è culturale ma anche fortemente religioso, perché da sempre le religioni monoteiste hanno schiacciato il ruolo della donna. – così Mimmo Bellomo, direttore della Nouvelle Esthétique Académie, è intervenuto durante la discussione – La donna sta assumendo un ruolo molto rilevante nella società che va a mettere in discussione quello che l’uomo si è costruito in millenni di storia. Noi uomini dobbiamo smettere di avere paura delle donne e del loro successo”.