Lungomare è il nuovissimo singolo dei Bari Jungle Brothers, che anticipa il loro secondo album di prossima uscita, Moh! I Bari Jungle Brothers sono il collettivo hip hop pugliese che ha esordito nell’ottobre 2015 col disco Rime, patate e cozze. Lungomare si presenta con la partecipazione del celebre rapper Clementino e con un video animato, opera dell’illustratore e animatore Gianfranco Bonadies. Sonorità soul e funk si mescolano alle voci dei sei MC (termine che può avere diverse spiegazioni e che in sostanza indica chi, in ambiente rap, tiene il microfono).
I Bari Jungle Brothers sono Gaetano Occhiofino alias Torto Og, Francesco Occhiofino alias Reverendo Revo, Max Il Nano, Walino, Futura alias Miss Fritty, Piero Ufo Fornarelli. Con loro abbiamo parlato di Lungomare… e non solo.
I Bari Jungle Brothers vogliono offrire un punto di vista diverso e non stereotipato sulla nostra città e sul Meridione.
Il Mezzogiorno è spesso rappresentato nel doppio stereotipo di paradiso per vacanze e inferno di mafia: due rappresentazioni riduttive e false. Il Sud è invece una terra complessa e non omogenea, con grandi differenze al suo interno. Bari, come tutta la Puglia, è cambiata notevolmente negli ultimi anni, aprendosi a nuove politiche culturali e di valorizzazione del territorio, aprendosi al mondo, mentre al contempo vecchi modelli industriali calati dall’alto e appartenenti a un’altra epoca – vedi l’Ilva – sono definitivamente tramontati. La Puglia, senza scadere nei campanilismi, è un nuovo Sud che si fa largo, con il peso di una storia lunga e ricca e la leggerezza del cambiamento.
Diversi elementi nel testo e nelle immagini di Lungomare (ad esempio l’Alfa 6) mi pare che giochino con dei rimandi anche al passato. Si tratta solo di ricordi, di una coincidenza o di qualcosa che è stato appositamente ricercato?
Il bravissimo animatore e illustratore Gianfranco Bonadies, autore del videoclip, ascoltando il brano ha subito pensato ai sei MC in movimento, in automobile. Voleva disegnarci in auto, in una spaziosa automobile anni Ottanta (anni che hanno ispirato la scelta dei colori, che potremmo definire vintage o pop, del video), ma con uno stile italiano che non scimmiottasse gli Stati Uniti. A quel punto abbiamo pensato a un’italianissima berlina, l’Alfa 6.
È difficile conciliare personalità e stili così diversi all’interno di un unico brano?
No, anzi: la varietà, nella musica, è sempre un valore aggiunto, una risorsa e un divertimento. Un MC degno di questo nome deve avere un suo stile inconfondibile. L’unione di questi stili è Bari Jungle. Siamo hiphopper baresi di diverse età ed estrazione e ci divertiamo molto insieme. L’unione delle differenze è il tratto distintivo, pensiamo, del nostro progetto. E su quello puntiamo da sempre.
Quello dei Bari Jungle Brothers mi sembra un progetto abbastanza inusuale, sia per l’indicazione della città nel nome, che per l’utilizzo del dialetto e per l’essere di fatto una sorta di “supergruppo” rap.
Essere definiti “inusuali” ci fa onore. Cerchiamo una nostra strada, un nostro stile, senza copiare modelli americani o “italiani”. Pensiamo che il rap del Sud – vedi il grande Clementino – sia fra le migliori espressioni della nuova musica italiana. Le radio? Se ci passano ci fa piacere, ma non modificheremo il nostro stile nel vano tentativo di diventare “commerciali”, anche perché non funziona così: mainstream si nasce, non c’è casa discografica o produttore che abbia la ricetta magica del successo commerciale, altrimenti tutti sarebbero “famosi”. Pensiamo a produrre musica di qualità e speriamo di esserci riusciti. Siamo soddisfatti di questo secondo capitolo della nostra band. Bari Jungle è l’unione di realtà cresciute indipendentemente le une dalle altre. Ma è anche una nuova realtà a sé, un nuovo collettivo che non somma soltanto le differenze ma crea un suo stile a parte, diverso anche dai singoli lavori individuali prodotti nel tempo da ciascuno di noi. È Bari Jungle Brothers, una cosa nuova.
In cosa l’album in arrivo si discosterà da Rime, patate e cozze?
Alcuni temi restano – siamo sempre noi – ma il tentativo è quello di non ripetersi. Per questo, nel nostro nuovo album, abbiamo cercato altre sonorità e soluzioni, altri temi. Non parliamo di cibo, per esempio. E credo che quest’album sia più nero, più soul. Ci abbiamo lavorato decisamente di più rispetto a Rime patate e cozze. Abbiamo collaborato con musicisti non baresi né pugliesi. Abbiamo sparigliato le carte, smosso il terreno per coltivare nell’orto altri frutti. Spero li possiate apprezzare. Ultima differenza: in questo lavoro non parliamo di cibo. Abbiamo già detto tutto a proposito. Non c’era altro da aggiungere né da ripetere.