“Vincenzo Matarrese? Se non fosse stato il presidente del Bari, sarebbe stato un tifoso con il cuore ultras”: così Carlo Regalia, storico dirigente del Bari (è stato anche allenatore dei biancorossi), ricorda il presidente Matarrese, scomparso ieri dopo una lunga malattia.
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rnDirettore, quando conobbe Vincenzo Matarrese?
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“Nelle giornate drammatiche dopo la morte del presidente Angelo De Palo. Ero appena arrivato a Bari come direttore sportivo. La piazza era disperata. Non si trovava nessuno in grado di prendere le redini del club. Poi grazie al notaio Costantini, i Matarrese entrarono in società. Il primo presidente era Tonino, Vincenzo subentrò nel 1983, ma fu fin dall’inizio uno dei massimi dirigenti”.
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Dopo quella stagione, ritornò a Bari nel 1992.
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“Sono stato in biancorosso allenatore, direttore sportivo e direttore generale e anche l’amministratore. Nel 1992 Vincenzo Matarrese e Vito Laruccia vennero a casa mia per invitarmi ad assumere un incarico per la ricostruzione del progetto. Venivano da un grande investimento per il sogno delle Coppe andato male, ci furono grandi difficoltà. Eppure da lì nacque una collaborazione estremamente positiva”.
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Che rapporto aveva con la squadra?
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“I suoi giocatori erano come figli. Non è stato apprezzato in pieno per la sua personalità. Soffriva per i risultati sportivi del club, somatizzava le sconfitte e si esaltava per i successi”.
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Aveva un sogno?
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“Voleva portare il Bari a disputare una Coppa Europea. Ma non è riuscito a realizzare questa aspirazione sua e di tutta la tifoseria”.
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Il Bari più bello vissuto con Vincenzo Matarrese?
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“Il Bari dei baresi con Enrico Catuzzi, con otto baresi cresciuti nel vivaio su undici. Sfiorò la promozione nella massima serie. Mostrò un calcio innovativo. Dimostrò il valore, ancora attuale, dei settori giovanili. I risultati di quel periodo furono straordinari. Allora vincemmo scudetto Primavera, scudetto esordienti giovanissimi e Viareggio”.
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Negli ultimi anni…
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“La querelle giudiziaria per Punta Perotti è stata una batosta, però ha sempre trasmesso ottimismo, anche nei momenti più difficili. Vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno”.
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Quando vi siete sentiti l’ultima volta?
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“Venti giorni fa. Era in clinica a Roma. Voleva parlare di calcio e sapere tutto sulla Bari…”.
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@waldganger2000