A tutti è toccato l’amico che si è avvicinato alla degustazione tecnica del vino e che non beve più come la gente “normale”. Sbatacchia il bicchiere roteandolo con ansia, lo guarda seriamente, lo annusa come un cane da tartufo più e più volte. E subito inizia a parlare di straccio bagnato, credenze polverose, pipì di gatto e minestrone. Senza darsi il tempo dell’ascolto. Il vino è un poderoso mezzo di sviluppo della nostra sensorialità e utilizzare parole di altri prima di cercare le nostre non ci aiuta a leggere l’emozione provata.rnrnIl soggetto è colpito da una sorta di stress da prestazione, approccio incomprensibile se ricordiamo che il vino è prima di tutto benessere, distensione e piacere. E il piacere è per sua natura soggettivo. E’ inutile e sterile ingabbiarlo in uno schema linguistico istituzionalizzato.rnrnIl vino è ricordo, ritorno a profumi già vissuti di cose, case, luoghi e persone. Tante volte ripenso alla stanza da letto della nonna, al tardo risveglio della domenica mattina. Non senti il caffè ma il rosmarino, la cipolla soffritta e la crema al limone. Ripenso ai boschi delle passeggiate e il naso pieno di muschio. Il profumo del caco mangiato caldo dall’albero. Il primo mare che ti entra in bocca. L’odore della vestaglia della mamma. La pelle degli affetti. La casa universitaria e il suo divano impregnato di fumo. Il brodo con i fegatini. A ognuno i suoi ricordi.rnrnCome – forse – nella vita, è l’approccio curioso e paziente a fare la differenza. L’accoglienza del nuovo, la valorizzazione dell’istinto, il risveglio della memoria e un po’ di esperienza sono le vere armi del degustatore.rnrnL’aspetto visivo ha la sua importanza, ma non è fondamentale per fotografare un bicchiere.rnrnL’olfatto è decisivo, ma solo se utilizzato con i tempi corretti. Quanti vini puzzoni diventano meraviglie durante un progressivo contatto con l’ossigeno! Quanti vini dai profumi vezzosi si scoprono noiosi! I calici lenti a farsi scoprire sono quasi sempre i più interessanti.rnrnNon esiste vino buono al naso e cattivo in bocca. Un liquido tanto prezioso non va destrutturato ma considerato nella sua interezza, che non è mai somma algebrica delle sue parti.rnrnForse per questo il momento più bello dell’assaggio è quello del finale, a deglutizione avvenuta. L’emozione è un insieme: noi stessi, la nostra valigia di memorie e ciò che abbiamo bevuto.rnrnLa degustazione tecnica ha sempre e comunque un limite, che è quello dell’assenza di cibo. Il picco di passione si può raramente ottenere lontani dalla tavola. Cibo e vino, nei loro migliori abbinamenti, si spalleggiano sulla strada di un piacere completo.rnrnAh, dimenticavo. Bevete bene e sano, bottiglie diverse e spesso. Non conservate un vino pregiato in cantina nell’attesa dell’occasione “giusta” per poi lasciarlo morire di vecchiaia. L’occasione giusta è oggi. Non valutate deludente un cavallo di razza troppo recente perché potrebbe essere solo all’inizio del suo percorso.
Il calice non è una trottola
Pubblicato da: Francesca Mosele | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:33
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