“Disegnai la nuova Piazza Mercantile nel 1989. Vinsi un concorso di progettazione. I lavori iniziarono però solo nel 1995 e in un anno la città ebbe una nuova agorà”: Beppe Fragasso, presidente dell’Ance e architetto, è testimone dell’evoluzione del paesaggio urbano di Bari. Il suo sguardo su Piazza Mercantile evidenzia luci e ombre del cambio di passo del capoluogo regionale: da un lato la cittadinanza si è riappropriata del borgo antico e della sua piazza più “politica”, dall’altro ha completamente mancato lo sviluppo del settore artigiano. Da qui Piazza Mercantile centro della movida di sera, ma deserto di giorno.
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Architetto, la riconquista degli spazi pubblici a Bari negli anni novanta passa dal rifacimento di Piazza Mercantile?
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“La prima impresa che doveva curare il progetto fallì. Solo Nel 1995 ripartirono i lavori, poi compatti in dodici mesi. Simone Di Cagno Abbrescia era sindaco e veniva spesso a suonare al mio studio, a Barivecchia, per seguire il cantiere”.
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Il progetto riguardava solo la piazza?
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“No. Disegnammo anche le strade di accesso e le vie limitrofe, come Via Manfredi”.
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L’addio alle pietre nere laviche generò polemiche.
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“Ci battemmo perché la città si riappropriasse della chianca bianca al posto della basale nera vulcanica, che qualcuno difendeva in nome di “leggende” urbane”.
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Prima dei lavori Piazza Mercantile come si presentava?
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“Era un luogo nato male, nonostante fosse stato sede del Municipio, nel Palazzo del Sedile. Presentava elementi di insalubrità: lontana dal mare e dal vento, era sede di mercato ma non aveva né fogne né servizi. Era piena di auto”.
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Che idea-missione animava il vostro progetto?
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“Si voleva farne un luogo nel quale la città poteva ritrovarsi, con ombrelloni, fontane e spazi per bambini. Una piazza urbana di intrattenimento”.
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Obiettivo raggiunto?
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“Fin troppo direi”.
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Perché?
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“Ora è invivibile in certe ore. E’ diventata un assembramento di locali-food”
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Era previsto dall’Urbana l’inserimento di attività commerciali. Dove sono?
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“L’innesto di artigianato da noi è stata un fallimento. C’è qualche bottega o salumeria, è rimasto un fabbro, un tappezziere…”.
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Con che effetti?
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“La piazza vive solo la notte e così per i residenti è diventato un posto dove si abita male. Di mattina è vuota e desolata. Non c’è vita diurna. D’estate è anche rovente, senza dimenticare le conseguenze del proliferare dei gazebo”.
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A cosa si riferisce?
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“Così chiusi, attaccati ai palazzi, impediscono di apprezzare l’architettura dei palazzi.
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Possedendo la bacchetta magica, che innovazioni prevederebbe per migliorare ancora Piazza Mercantile?
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“Avrebbe bisogno di maggiore pulizia e una più efficace raccolta dei rifiuti. Per i giovani sarebbe utile il wi-fi. E poi una diversa illuminazione. Infine, senza grandi cambiamenti, inserirei vasche con più verde: rinfrescherebbe i luoghi, dando anche spazi ombreggiati per ripararsi dall’afa in certe ore della giornata”.